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14 settembre 2024

Dieci anni di embargo russo, quanto ci è costato

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Quanto pesa l’embargo russo a 10 anni dalla sua entrata in vigore? Un recente articolo pubblicarto da Fepex, l’associazione spagnola dei produttori ed esportatori di frutta, ha riaperto una ferita ancora non rimarginata anche per le aziende italiane.

"La risposta non è semplice, perché il mondo nell’ultimo decennio è cambiato molto - dice a myfruit.it Marco Salvi, presidente di Fruitimprese - A parte la pandemia che ha rimescolato le carte del commercio internazionale, dopo 80 anni di pace (escludendo la guerra nella ex Jugoslavia degli anni ’90, ndr) stiamo facendo i conti con uno scontro nel cuore dell’Europa e con scenari bellici di portata potenzialmente devastante nel Medio Oriente".

"E’ in atto una contrapposizione politica a livello mondiale che, come avviene spesso in modo inspiegabile, si ripercuote in maniera particolare sui prodotti agroalimentari; ne sono esempio lampante, oltre che l’embargo russo, la guerra dell’acciaio tra Ue e Stati Uniti e, di recente, i dazi sulle auto cinesi che rischiano di bloccare l’export italiano di formaggi".

Ortofrutta, i dati

Tornando all’argomento ortofrutta, i dati raccolti dal centro studi di Fruitimprese forniscono alcuni spunti interessanti.

La tabella sopra fornisce la misura di quanto l’Italia abbia perso con l’attuazione del blocco dell’import in Russia in termini di esportazioni dirette, circa 72 milioni; se consideriamo il valore medio di queste esportazioni, vediamo che sono in linea con il valore medio delle esportazioni italiane di frutta e verdura fresche.

Queste ultime hanno registrato un aumento del 46% nell’ultimo decennio, di conseguenza si potrebbe affermare, non considerando tutti gli altri fattori, che, solo nel 2023, l’Italia abbia perso oltre 100 milioni di valore esportato potenziale.

Questi dati, tuttavia, forniscono un risultato parziale, perché non tengono conto dei volumi di prodotto italiano sì destinati alla Russia, ma transitati per altri Paesi, in particolare in Olanda.

Dal 2013 a oggi

Premesso che l’export italiano verso l’Olanda è rimasto costante in quantità con un aumento del 43% in valore, vediamo come è cambiato lo scenario dal 2013 a oggi. Fruitimprese ha preso ad esempio quattro Paesi chiave: Italia, Paesi Bassi, Spagna e Polonia

"I dati confermano le valutazioni di chi tutti i giorni affronta i mercati internazionali - spiega Salvi - Spagna e Italia hanno interrotto le loro relazioni con Mosca, in particolare il nostro Paese mantiene una presenza costante nei mercati extra-Ue, perdendo posizioni su quello comunitario, dove la Polonia ha dirottato gran parte del prodotto che era destinato in Russia a danno degli altri Paesi produttori".

Molto interessante il dato dei Paesi Bassi che dal 2013 al 2023 hanno ridotto le quantità esportate in Russia, ma hanno incrementato del 52% il valore esportato, vediamo di seguito come è cambiato il pallet di frutta che dall’Olanda parte verso la Russia (in ordine di quantità esportate).


"A quanto pare, non tutti nella Ue hanno risentito dell’embargo russo - evidenzia il presidente Salvi - Gli olandesi mantengono le loro posizioni come hub di riferimento per l’ortofrutta, un fenomeno che sta riguardando anche l’Italia, che in questi 10 anni ha raddoppiato il valore della frutta tropicale esportata".

L'export in Russia, cosa è cambiato

Vediamo ora come è cambiato lo scenario degli esportatori di frutta e verdura fresca in Russia, prendendo a riferimento l’ultimo dato ufficiale che risale al 2021.

In questa classifica i Paesi Bassi passano dall’ottavo al 30esimo posto, nel 2013 l’Italia era al 16esimo.

"Qui le statistiche mostrano un Paese, la Russia, che importa sempre meno frutta e verdura (producendosela, almeno in parte, in proprio, ndr) e un significativo cambiamento dei canali di riferimento. Questo dato ci porta ad avere seri dubbi che, anche in caso di mutamento degli scenari politici, l’Unione europea possa riguadagnare le posizioni perse".

E i risarcimenti?

Un ultimo spunto di riflessione va dedicato alle misure prese dall’Unione europea per risarcire i produttori europei all’indomani dell’embargo.

"Il giudizio è senza dubbio negativo - osserva Salvi - sia per chi produce (che ha visto temporaneamente aumentare gli aiuti per i ritiri, una misura largamente insufficiente a bilanciare le perdite, ndr), sia per tutto l’indotto che dalle esportazioni in Russia traeva profitto e che non ha goduto di alcun aiuto".

"Mi riferisco alle molte realtà che si erano specializzate e che avevano creato nel tempo rapporti e canali distributivi in grado di dare grandi soddisfazioni. Molti operatori, anche della logistica, in particolare nelle regioni del nord-est, dall’oggi al domani hanno perduto un mercato di riferimento".

Insomma, per Marco Salvi molte cose sono cambiate in questi ultimi 10 anni, "tranne forse l’inadeguatezza delle politiche della Ue, sempre vittima di scelte ideologiche ed estranee alla realtà. Del resto - conclude - l’ispiratore del Green Deal non viene dallo stesso Paese dei tulipani che sta continuando a esportare in Russia e che ha tratto grandi profitti con i prezzi del gas a seguito della crisi Ucraina?".

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