06 luglio 2020

Ortofrutta: i consumi tornano in linea con il pre-Covid

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Dopo il boom durante il lockdown -a marzo e ad aprile- rallenta la crescita dei consumi domestici di ortofrutta. L’incremento a maggio 2020 segna un +3% dei quantitativi rispetto allo stesso mese dello scorso anno; in valori assoluti si tratta di circa 494mila tonnellate acquistate, circa 13mila in più rispetto al maggio 2019. Gli incrementi sono di quasi totale pertinenza degli ortaggi (+5%), mentre la frutta conferma quantità invariate nel confronto anno su anno. È quanto emerge dall’Osservatorio di mercato di Cso Italy, sulla base di dati Gfk Italia. 

“Sebbene sia ancora prematuro fare commenti e parlare di nuovi trend – ha spiegato il direttore di Cso Italy, Elisa Macchi – di fronte a questi dati è plausibile pensare che lo sviluppo raggiunto nei primi mesi dell’anno sia un chiaro effetto del lockdown. La crescita più lieve rilevata in termini di consumi, infatti, potrebbe essere riconducibile alle riaperture della seconda metà di maggio che hanno interessato ristoranti e mense”.

Frutta estiva: male le ciliegie, +86% le angurie

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio di mercato, dopo mesi di acquisti compulsivi di mele e agrumi, l’arrivo della proposta estiva ha portato a una diversificazione dell’andamento delle vendite. Per quel che riguarda la frutta, le specie tipiche del periodo come le fragole pareggiano le quantità dello scorso anno; va molto peggio alle ciliegie (-29%), mentre leggeri segnali positivi vengono registrati per le albicocche (+3%). Spiccano meloni (+14%), pesche (+15%), nettarine (+35%), angurie (+86%).

Fra gli ortaggi si conferma una buona domanda per patate (+13%), pomodori (+10%), cipolle e melanzane (+14%) e peperoni (+19%). Maggio 2020 inoltre evidenzia incrementi del 4% per gli asparagi (finalmente arrivati sui mercati in quantità soddisfacenti), con volumi mai visti nel quinquennio per questo mese. Stesse considerazioni per i finocchi (+9%) e i cetrioli (+10%) e, dopo il crollo di aprile, per i radicchi (+29%), mentre le insalate segnano ancora volumi incerti. 

Ortofrutta, si spende di più rispetto al 2019

Analizzando l’andamento dei consumi in termini di valore, dall’Osservatorio Cso Italy emerge che la spesa per l’acquisto di ortofrutta per uso domestico nel mese in esame è superiore del 15% rispetto a maggio 2019 con oltre 1 miliardo 100 milioni di euro spesi nel periodo. “Si tratta di un buon incremento, imputabile perlopiù alla crescita dei prezzi medi considerato il leggero aumento dei volumi – ha aggiunto Macchi – Un segno positivo che per diverse specie non può ignorare l’influenza sulle quotazioni finali della mancanza di prodotto a causa delle gelate di fine marzo/inizio aprile”.

In generale, i prezzi medi di acquisto di frutta e verdura sono passati da 2,01 euro del maggio 2019 a 2,24 euro per l’anno corrente (+12%). Nello specifico la frutta segna gli aumenti più importanti: da 1,98 euro/kg del maggio 2019 a 2,34 euro/kg medi per il 2020 (+18%). Per le verdure il differenziale si ferma al +6%, con il passaggio da 2,03 euro/kg a 2,15 euro/kg. “Nonostante tutto, il prezzo medio della categoria si mantiene su livelli più che accettabili – ha commentato il direttore del Cso Italy – Un incremento percentuale del 12% annuo si traduce in soli 0,20 euro di più per chilo sul prezzo al consumo. Un incremento, tra l’altro, abbastanza tipico di questo mese rispetto alle settimane precedenti, legato all’arrivo sui banchi di vendita di specie tipicamente ‘più costose’, nonché di ‘primizie’ e prodotti estivi”.

Canali di distribuzione, la situazione

Nell’analisi dei canali di distribuzione preferiti dal consumatore, a fronte del calo del 10% nei volumi di ortofrutta acquistata negli ipermercati, si registra un +6% e un +4% per super e discount. Differenza di performance importante, che tuttavia si assottiglia leggermente rispetto agli importanti gap segnalati a marzo e aprile tra i diversi format. Superette, invece, ancora in grande evidenza con un +19%. Nell’ambito dei canali tradizionali, gli ambulanti non accennano ad alcun recupero in seguito dell'allentamento delle misure anti-Covid (-34% anno su anno) mentre i fruttivendoli mantengono la preferenza accordata nei mesi passati e anche a maggio vedono un deciso +38% dei volumi rispetto all’anno scorso.

Circa i prezzi medi di acquisto si evidenzia una crescita per tutti i canali di vendita: iper (+13%), super (+8%), discount (+11%), superette (+9%); ambulanti/rionali (+18%), fruttivendoli (+16%). Quanto alla distribuzione geografica degli acquisti, mentre si stabilizzano i volumi acquistati dai consumatori del nord-ovest con quantità in linea con maggio 2019, l’Osservatorio mostra una crescita dell’8% nel nord-est, del 9% al centro e Sardegna e del 4% al sud e Sicilia. Gli incrementi di prezzo medio riguardano tutto il territorio nazionale con variazioni comprese fra l’11 ed il 13%.

Battuta d'arresto per bio, confezionato e IV gamma

Per il biologico si segnala una brusca battuta d'arresto dopo l'exploit di aprile (+33% 2020 su 2019). A maggio i volumi mostrano una flessione del 3% rispetto al 2019 mentre i prezzi medi sono aumentati del 15%, passando da 2,23 euro/kg del maggio 2019 a 2,57 euro/kg per l’anno corrente.

Rallenta anche l’ascesa dell’ortofrutta confezionata con un timido +2% rispetto al maggio 2019. Si conferma la rilevanza del confezionato al 29% degli acquisti, in linea con la percentuale dello scorso anno, mentre si notano aumenti dei prezzi medi per la merce a peso imposto. Infine, per la IV Gamma è ancora lontana la ripresa: anche a maggio i volumi si posizionano ben al di sotto dello scorso anno con il 13% in meno delle insalate e l'8% in meno delle altre verdure.

In conclusione, Daria Lodi, del servizio statistica dell'Osservatorio ha interpretato: “Alla luce di questi nuovi dati, l’idea generale è che dopo il 4 maggio e il rientro delle persone al lavoro si vada ristabilendo l’acquisto di ortofrutta come in una situazione no-Covid. Il margine registrato a maggio tuttavia è ancora ampio rispetto al trend negativo di consumo di ortofrutta dell’ultimo quinquennio e questo potrebbe fare sembrare che possano essersi modificate, almeno parzialmente, le abitudini del consumatore”.

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