06 marzo 2024

Ppwr: le reazioni della filiera italiana

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Sul fronte del Ppwr (Packaging and packaging weste regulation, Regolamento sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio, ndr), ossia sul percorso di approvazione del regolamento europeo sugli imballaggi, va bene, ma non benissimo. Come ha riferito ieri myfruit.it la filiera ortofrutticola per ora è salva: ma non mancano i commenti che vorrebbero il provvedimento migliorativo.

A riassumere la questione è Patrizia Toia, parlamentare che nei mesi scorsi si era battuta in modo decisivo in Parlamento affinché alcuni settori non fossero pesantemente penalizzati. 

A conclusione del Trilogo del 4 marzo ha riassunto: “Salvi i cartoni del latte, salvi gli imballaggi monouso in plastica compostabile. Salvi anche quelli in plastica per frutta e verdura sotto al chilo e mezzo, se necessari per evitare perdita di peso, acqua e turgoreSalve le bottiglie di vino e di altre bevande, deperibili e alcoliche. Premiata la virtuosità del sistema italiano nel riciclo”.

Il commento di Toia

“È stato un negoziato lungo e durissimo – ha proseguito Patrizia Toia – ma alla fine nell’accordo provvisorio sul Regolamento imballaggi possiamo onestamente dire di avere raggiunto risultati importanti e utili per il sistema italiano, salvaguardando allo stesso tempo gli obiettivi fondamentali per il mondo dell’economia circolare e del riciclo. Come è noto, il Regolamento vuole ridurre la massa complessiva dei rifiuti da imballaggi, prevenirne la produzione, fare sì che gli imballaggi in Europa siano totalmente riciclabili e che ogni imballaggio abbia in futuro una quota di contenuto riciclato, secondo i migliori principi dell’economia circolare. In questa direzione si inserisce anche una crescente assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori in campo. I risultati del negoziato, relativamente ai punti maggiormente discussi in Italia, sono che, superata la contrapposizione tra riciclo e riuso, si è ottenuta l’esclusione degli obblighi di riuso del take away, del cartone, di bevande come latte e altre altamente deperibili, vini e altri alcolici. Per il resto vi è la facoltà degli stati membri di derogare dagli obblighi per gli operatori dei settori coinvolti se i singoli materiali di imballaggio abbiano raggiunto e superato del 5% gli obiettivi di riciclo definiti dalla legislazione vigente”.

“Questo – ha sottolineato la parlamentare – è un punto particolarmente significativo e sensibile per l’Italia, e tutti noi sappiamo che è ampliamente sulla buona strada nel raggiungimento degli obiettivi. In questo modo abbiamo anche voluto riconoscere e premiare la virtuosità del nostro sistema che ci vede ai primi posti nel quadro europeo.

Relativamente all’altro punto critico sui divieti degli imballaggi monouso, Toia ha commentato: “Tali divieti saranno applicabili dal 2030 soltanto per la plastica, salvaguardando invece quella compostabile. In particolare per il settore ortofrutticolo, tanto significativo per l’Italia, il divieto di imballaggio monouso al di sotto di un chilo e mezzo potrà essere superato dallo stato membro per ragioni di protezione del prodotto, per evitare perdita di peso, acqua e turgore. Inoltre è stata ben chiarita la definizione di imballaggi compositi per considerare solo il materiale prevalente. Anche questa novità potrà aiutare e consentire la fase di transizione già in atto in molte aziende verso imballaggi più riciclabili. Si tratta di risultati importanti e per niente scontati soprattutto perché abbiamo dovuto fare i conti e scontrarci con un muro durissimo e compatto del Consiglio, a lungo inamovibile”.

“Nel complesso – conclude – questo Regolamento segna un passo avanti nella riduzione del peso e la quantità degli imballaggi nei rifiuti. Su questo obiettivo personalmente riscontro una sempre maggiore sensibilità da parte degli ambienti pubblici e privati. Vi sono infatti molti sforzi in atto nelle imprese, nei comportamenti dei singoli cittadini e nella pubblica amministrazione, soprattutto nei comuni”.

La filiera italiana: “Deve valere il principio di reciprocità”

A seguito dell’accordo raggiunto in sede di Trilogo, l’intera filiera agroalimentare italiana rappresentata da Coldiretti, Filiera Italia, Cia, Confapi, Ancc-Coop, Ancd-Conad, Legacoop, Legacoop Agroalimentare, Legacoop Produzione&Servizi, Ue.Coop, Flai Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil continua a sostenere con forza il principio di reciprocità voluto in questa materia da Parlamento europeo e Consiglio.

Auspichiamo che nel negoziato in corso ci possano essere ulteriori scelte a difesa delle imprese europee che evitino l’inquinamento e lo spreco alimentare, come avverrebbe con alcune proposte ora sul tavolo che non tutelano a sufficienza alcuni settori quali l’ortofrutta – scrivono in una nota – Abbiamo evitato incomprensibili e impraticabili decisioni come l’obbligo di riuso delle bottiglie di vino o il divieto dei vasi per le piante dei nostri florovivaisti. Ci siamo impegnati in questi mesi in un intenso lavoro di squadra con gli europarlamentari e il Governo italiano per difendere l’agroalimentare made in Italy e la salvaguardia di tutte le filiere coinvolte comprese quelle industriali”.

“L’intesa provvisoria raggiunta – proseguono – pur essendo peggiorativa rispetto alla posizione del Parlamento europeo, rappresenta un passo in avanti sulla proposta iniziale della Commissione che avrebbe avuto un effetto devastante sulle nostre imprese. Auspichiamo che si possano avere ancora miglioramenti validi per il settore dell’ortofrutta in quanto mantenere in capo agli Stati membri la possibilità di concedere deroghe può frantumare il mercato europeo rendendolo ingestibile per chi esporta.  Abbiamo lavorato con convinzione anche per favorire l’utilizzo di bioplastiche totalmente biodegradabili e compostabili, che rappresentano un vero strumento di transizione ecologica e che non sono ancora sufficientemente supportate”.

Continuiamo a pensare che dovranno essere valorizzate le esperienze di Paesi come l’Italia che hanno superato l’80% della raccolta e riciclo costituendo dei veri e propri modelli di economia circolare – concludono – Così come era strutturata, la proposta di regolamento della Commissione Ue avrebbe di fatto colpito due dei settori del Made in Italy più esportati all’estero, il vino e il florovivaismo, le cui vendite hanno raggiunto nel 2023, rispettivamente, la quota record di otto e 1,25 miliardi. Tuttavia anche sul testo attuale, migliorato pure grazie alla sensibilizzazione fatta dalle associazioni delle imprese e dei produttori del made in Italy, auspichiamo ulteriori miglioramenti”.

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