09 aprile 2020

Logistica efficiente, no ai magazzini energivori

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Sviluppo sostenibile, risparmio energetico, ambiente: quando tutto tornerà alla normalità, se non si vogliono vanificare gli sforzi fin qui fatti, è da qui che si dovrebbe ripartire, esattamente da dove il mondo si è fermato oramai qualche settimana fa. A Fruit Logistica si era concluso il nostro focus annuale sulla Gdo: quest'anno il tema centrale era proprio la sostenibilità. 

E la sostenibilità, era emerso, per essere effettiva ed efficace, deve interessare tutta la filiera, dal campo alla tavola. E pertanto, la sostenibilità, passa anche attraverso i magazzini. Qui, come altrove, si esprime nella sua triplice essenza – ambientale, economica, sociale –  perché per essere sostenibile, un magazzino, deve rispondere a tre obiettivi: diminuire il consumo energetico (componente ambientale/economica), ottimizzare il rendimento (componente economica), mettere a disposizione di chi lavora un ambiente salubre (componente sociale). Questi tre obiettivi si possono raggiungere con il supporto della migliore tecnologia disponibile sul mercato (il che richiede investimenti) e con una gestione oculata e misurabile. Vediamo nel dettaglio come fare, partendo però da una premessa: per rendere il proprio magazzino sostenibile ed efficiente, il primo passo da fare è metterlo in discussione, prendendo coscienza delle inefficienze.

Il magazzino non è una cantina

Da qualche tempo è chiaro: la logistica in generale, e quella di magazzino in particolare, è stata riabilitata. Il che significa che da atto dovuto, da male necessario, oggi è diventata una funzione strategica e decisiva – lo ha ampiamente dimostrato l'emergenza coronavirus – che richiede e merita i giusti investimenti. In altre parole, quindi, il magazzino non è più la cantina dove si accatastano i prodotti in attesa di spedirli, ma un luogo organizzato e gestito. D'altro canto il magazzino è un ambiente sempre più complesso: se da un lato diminuisce il tempo a disposizione per l’evasione di un ordine (vedi, anche, e-commerce) dall’altro spesso aumenta la gamma dei prodotti, il numero di referenze da gestire. Gestire questa complessità si può, con una serie di numeri chiave (i Kpi, Key performance indicators), che monitorano e misurano una serie di parametri, tra cui i flussi delle merci in entrata e in uscita, il dispendio energetico dei suddetti flussi. Ma focalizzando l'attenzione sul magazzino ortofrutticolo, vi è un altro aspetto particolarmente rilevante: il dispendio energetico del magazzino stesso. Le potenze in gioco sono infatti notevoli, basti pensare alla climatizzazione che va garantita in tutte le aree, confezionamento, movimentazione, spedizione.

Il magazzino standard non esiste, la tecnologia è infinita

Per climatizzare i magazzini ortofrutticoli, le tecnologie disponibili sul mercato sono numerose e di diversa natura. Tanto per citarne alcune, si contemplano centrali con fluidi naturali (ammoniaca, propano e CO2), macchinari dotati di inverter, ventilatori, sistemi di condensazione. Per la distribuzione dell’aria nei locali possono essere installate specifiche canalizzazioni che, oltre a diffondere con omogeneità l’aria, preservano il benessere di chi in magazzino lavora. Un'altra possibilità è rappresentata dal raffrescamento adiabatico, (raffrescamento evaporativo), un processo basato sullo scambio energetico tra acqua e aria, che determina l’abbassamento della temperatura dell'aria. L'ambiente risulta salubre: polveri, pollini e quant'altro presente nell'aria vengono catturati dalle pareti bagnate del pannello evaporativo.

Non esiste una soluzione migliore dell'altra, ma esiste la soluzione ideale per il singolo magazzino: contano le dimensioni del magazzino, le referenze gestite, la struttura organizzativa dell'azienda, la capacità di investimento, la vita utile dell'impianto, gli ingombri della soluzione, la sua flessibilità. In altre parole, la climatizzazione del magazzino ortofrutticolo passa attraverso il concetto di progetto tailor made: si ragiona, si progetta e si realizza valutando caso per caso.

Automatizzare sì, ma con cautela

Al di là del principale problema energetico dei magazzini ortofrutticoli – e cioè quello della climatizzazione – ci sono altri aspetti energivori da considerare, partendo da una premessa: in qualsiasi magazzino, ogni movimento inutile, comporta un dispendio energetico inutile, e comporta la gestione (inutile) di un lavoro che si auto-genera per inefficienza. Il primo passo è dunque quello di ottimizzare i flussi. Come? Per prendere coscienza dell'inefficienza degli spostamenti, esiste la pratica consolidata degli “spaghetti chart”. Con carta e penne colorate si tracciano il layout del magazzino e i flussi: in poco tempo saranno visibili tutte le movimentazioni, gli incroci, le sovrapposizioni e si potrà dunque intervenire. Alcuni interventi per eliminare gli sprechi saranno semplici e a costo zero, altri richiederanno degli investimenti. Tra le prassi volte all'efficienza energetica, si sta consolidando, anche nell'ortofrutta, quella dell'automazione. Si tratta infatti di una soluzione che, riducendo o eliminando i movimenti ridondanti, migliora il rendimento dei flussi e, nel medio-lungo periodo, abbatte anche i costi energetici. Ma, va detto, quanto più complessa e automatizzata è la soluzione, maggiore sarà il consumo di energia necessario per il suo funzionamento. Da qui, anche, la valutazione seria di dotare il magazzino di impianti capaci di produrre energia partendo da fonti rinnovabili. In ogni caso non si può generalizzare: non tutti i magazzini necessitano di automazione e, comunque, l'automazione può essere totale, parziale, puntuale. Non ci sono preclusioni: d'altro canto la logistica è inclusiva per definizione, non ammette discriminazioni. Al di là della dimensione aziendale, del fatturato, della complessità aziendale, del settore in cui opera, la formula per un magazzino efficiente la si trova.

Il risparmio energetico deve essere misurabile

Dunque, risparmiare energia si puòPer farlo si può procedere per step, allineandosi al mantra del miglioramento continuo, il quale prevede un circolo virtuoso in cui quattro fasi – e cioè pianificare – fare – verificare – agire – si susseguono, generando continue e costanti efficienze. Come si fa a sapere se si sta facendo un buon lavoro? Utilizzando i Kpi: il risparmio energetico deve essere tangibile e, soprattutto, misurabile.

 

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