Il punto di Fruchthandel

17 maggio 2024

Ue, elezioni in vista

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Mancano poche settimane alle elezioni: gli elettori di tutta Europa saranno chiamati a recarsi alle urne il 9 giugno. Dalla pagine di Fruchthandel arriva la riflessione di Michael Schotten.

I tedeschi andranno alle urne?

Dopo il record di affluenza alle urne registrato nel 2019 – spiega Schotten – l’Ue spera che la situazione si ripeta anche cinque anni dopo. Unitamente al forte auspicio che il risultato non venga falsato da attacchi informatici malevoli. Un pericolo che nessuno dovrebbe sottovalutare. Presumibilmente non accadrà, perché dalle ultime elezioni abbiamo attraversato crisi esistenziali che hanno cambiato radicalmente i nostri modelli di pensiero anche in questo senso. Alla domanda sulle proprie priorità, nell’Eurobarometro rappresentativo il 37% dei cittadini dell’Ue ha dichiarato che la difesa e la sicurezza sono particolarmente importanti. Tuttavia, anche i temi della sicurezza alimentare e dell’agricoltura, nonché la relativa politica agricola dell’Ue, hanno un livello medio di attenzione elevato nell’Ue, pari al 30 per cento. In Germania, invece, la percentuale è solo del 20 per cento.

Questo riflette ancora una volta la mancanza di apprezzamento dei tedeschi per il cibo, di cui spesso ci lamentiamo? Si interroga Schotten.

La posta in gioco per Bruxelles – argomenta – è per tutti noi molto alta. Oltre al contenimento delle forze antidemocratiche sul palcoscenico politico – che non deve trasformarsi in un recinto – la questione principale è: come sarà organizzato in futuro il Green Deal europeo?

La politica europea è verde?

O per dirla in altro modo: quanto può essere verde la politica agricola dell’Ue se ovunque si scrivono solo cifre rosse? Molti degli obiettivi auspicati dall’Ue – si potrebbero anche definire chimere – sono già stati ritirati o ridimensionati negli ultimi mesi sotto la pressione della “strada”. Mentre, infatti, le proteste in Germania si sono in gran parte spente, il malcontento continua a esplodere altrove. A Varsavia, decine di migliaia di persone hanno recentemente protestato contro i piani di Bruxelles, che hanno incontrato un’opposizione particolarmente forte. I cittadini temono che il Green Deal li riporti ai vecchi tempi. La gente preferisce “cotoletta e patate”, a Bruxelles dovrebbero “mangiarsi i vermi”, hanno detto i manifestanti.

Per quanto divertente possa essere questa polemica, che allude alla strategia dell’Ue sulle proteine alternative, il problema è che non si coglie il punto. In primo luogo, il benessere degli animali, la riduzione del consumo di carne e il boom dei prodotti a base vegetale sono certamente tra i mega-trend che cambieranno l’industria alimentare a lungo termine – e lo hanno già fatto. In secondo luogo, non tutto ciò che l’Ue ha proposto è negativo.

Bruxelles offra soluzioni

Ha senso concentrarsi su alternative alimentari (più sane), sulla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili o sul rendere la protezione delle colture il più possibile compatibile con le persone e l’ambiente. La Corte costituzionale federale non ha forse stabilito nel 2021 che la protezione del clima è un diritto fondamentale? La trasformazione è importante, ma la transizione da oggi a dopo dovrebbe essere organizzata in modo tale da non compromettere la futura redditività dell’industria fin dall’inizio.

Non è solo l’industria a dover rimanere competitiva, ma anche l’agricoltura – conclude Schotten – Questo vale in particolare per il settore delle colture speciali di frutta e verdura, dove i fondi sembrano sempre un po’ più lontani. Se vogliamo che la trasformazione del settore agricolo dell’Ue abbia successo, Bruxelles deve offrire soluzioni pragmatiche dopo le elezioni.

Fonte: Fruchthandel Magazin

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