“E meno male che quest'anno ci sono poche albicocche!”. Esordisce Nunzio Scarnato, titolare dell'omonima azienda agricola, realtà produttiva con sede a Scanzano, nel cuore del Metapontino, fondata agli inizi degli anni '80 e che oggi conta dieci ettari di drupacee (pesche e albicocche), dieci di fragole e due di kiwi. E spiega: “Nonostante le gelate, nonostante la stagione non sia stata definita propizia, i mercati sono pieni di albicocche: come al solito arrivano dalla Spagna, dalla Grecia, da altri paesi, mettendo in crisi i produttori italiani“. Il problema, prosegue Scarnato, non è solo appannaggio delle drupacee; lo stesso identico cliché si ripete ogni anno anche per le fragole e per gli agrumi: “E' una questione temporale: quando il prodotto italiano è pronto è ormai troppo tardi, i mercati sono già stati invasi dai prodotti provenienti da altri paesi. Tra l'altro a prezzi molto bassi“.
E' questione di Brix
La produzione di drupacee di Scarnato è destinata per l'80% alla Gdo e per il restante 20% ai mercati locali. Ma, al momento, quel che fin qui si è raccolto non si trova sui banchi dei supermercati. Il perché di questa assenza è una questione di gradi Brix: “Se i frutti non hanno raggiunto almeno gli 11 gradi la Gdo non ci fa nemmeno scaricare e pertanto, per il momento, stiamo servendo i mercati del nord e i mercati locali. Ma siamo in troppi e, di conseguenza, i prezzi non sono soddisfacenti”.
I primi stacchi in serra e manodopera no problem
La produzione di drupacee di Scarnato si attesta mediamente intorno alle 300 tonnellate, tra pieno campo e serra. Di queste, due terzi sono albicocche di diverse varietà, dalle precoci alle tardive: “Siamo partiti con i primi stacchi sotto serra all'inizio di maggio e concluderemo all'inizio di agosto. Quest'anno, per quel che abbiamo raccolto, la qualità è ottima“.
Scarnato, poi, riferisce di non aver avuto alcun problema in pieno campo con le gelate. E, quasi a sorpresa, racconta anche di non aver risentito del fatto di cui si parla ormai anche sui quotidiani, ossia della carenza di manodopera. Come è possibile? “Ci avvaliamo solo di manodopera locale italiana – puntualizza il produttore – Quest'anno, causa coronavirus, qualcuno ha preferito restare a casa per paura di essere contagiato. Abbiamo quindi sopperito con manodopera straniera, ma si tratta di persone che conosciamo, che abitano in zona da tempo”.
Pesche: bene le piatte
Intanto, qualche anticipazione sulle pesche. “Con le pesche va un po' meglio – conclude Nunzio Scarnato – Per ora abbiamo raccolto quelle piatte, varietà Carioca: il prodotto è molto buono e per ora lo stiamo vendendo nei mercati, ma nei prossimi giorni arriverà anche nella Gdo“.