“Tutto sommato, da noi, per le albicocche sarà una buona stagione“. Aprendo una speranza rispetto a quanto previsto a livello europeo, esordisce così Enzo Montesano, socio di quella che definisce “la gloriosa cooperativa ortofrutticola Trisaia di Rotondella. La nostra – spiega – è una delle cooperative più longeve del sud Italia, abbiamo alle spalle 55 anni di storia: il core business, dal primo maggio alla fine di luglio, sono le drupacee, tutte in pieno campo, coltivate sia con metodo integrato, sia con metodo biologico“.
Nel merito, si tratta di una media produttiva di circa 1.500-2.000 tonnellate l'anno, frutto del lavoro dei 50 soci produttori e conferitori. Di questi, circa la metà sono albicocche, il resto pesche, nettarine e susine a cui si sommano altre referenze, ossia fragole, agrumi e kiwi.
Tornando alle albicocche, Montesano puntualizza: “Sulle precoci (il riferimento è alla varietà Mogador) abbiamo avuto, post allegagione, problemi dovuti alle gelate. Ma, per fortuna, si sono verificati a macchia di leopardo, nulla a che vedere con il nord Italia e con l'Emilia Romagna in particolare. Fatto cento il potenziale produttivo, stimiamo una perdita tra il 10 e il 20%, in funzione delle varietà. Sempre sulle precoci – prosegue – abbiamo notato un ritardo di circa una settimana: i primi stacchi inizieranno entro questo fine settimana, la scorsa stagione abbiamo iniziato la prima settimana di maggio”.
Lo scenario sembra quindi favorevole anche perché, come fa notare Montesano, la scarsità produttiva delle altre regioni d'Italia, e più in generale del resto d'Europa, potrebbe portare un vantaggio competitivo. Ma sul fronte della qualità?
Qualità, le premesse ci sono. E i prezzi?
Anche su questo aspetto il produttore metapontino lascia trasparire ottimismo: “Il potenziale qualitativo non è ancora espresso, ma le premesse ci sono: i frutti stanno crescendo in maniera ottimale e anche lo spauracchio della crisi idrica sembra superato grazie alle piogge di fine aprile”.
Per quanto riguarda i prezzi, invece, è ancora presto per parlarne. Ma anche su questo fronte trapela una certa fiducia: “L'economia ci insegna che quando c'è poca offerta, i prezzi salgono: speriamo che sia la nostra annata, che ci sia richiesta da parte dei consumatori e che, quindi, le nostre aziende agricole possano risalire la china”. Si devono però fare i conti con i costi: la carenza della manodopera, in questo senso, non aiuta.
La manodopera: una variabile che pesa
“Lo abbiamo già visto con le fragole – spiega a tal proposito Montesanto – mancando l'input dall'estero, e non essendo la manodopera locale sufficiente, si deve ricorrere a quella delle regioni vicine, Puglia e Calabria. Ma con l'emergenza sanitaria, per mantenere il distanziamento, i pullman che arrivano non possono essere riempiti e dunque occorrono il doppio delle corse: i costi di viaggio, vien da sé, raddoppiano“. E dunque, come se ne esce? “E' difficile risolvere il problema. La manodopera non qualificata (il riferimento è ai pensionati, detentori di reddito cittadinanza, ecc.) può dare una mano in più, ma in campo serve anche competenza. Quanto alla regolarizzazione dei migranti non sono contrario, molti di loro sono già parte delle comunità agricole”.
Le pesche? “Sono macchine da guerra”
Infine, due parole anche sulle pesche. “Per ora non ci sono problemi produttivi, sono fiducioso: le pesche a mio avviso sono macchine da guerra, difficilmente mi preoccupano. Salvo caso eccezionali, la produzione è sempre garantita”. Secondo le previsioni, i primi stacchi nel territorio del Metapontino dovrebbero avvenire, salvo imprevisti, verso la fine di maggio, intorno al 25.