24 agosto 2018

Anche nocciole e mandorle per la “doggy bag” sostenibile

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E se la “doggy bag” per portarsi a casa i resti di cibo dal ristorante fosse realizzata essa stessa con “avanzi” agro industriali, anche come residui di lavorazione di nocciole e mandorle. L’idea c’è già e si chiama Refood, il contenitore in carta Favini realizzato per offrire ai ristoratori un modo pratico e smart, con l’obiettivo appunto di proporre ai propri clienti di portare a casa quello che non sono riusciti a consumare. “Refood – spiegano dall’azienda – è un contenitore per alimenti riciclabile composto da una vaschetta in polpa di cellulosa inserita in una scatola con maniglia di carta ecologica Favini, entrambi materiali riciclabili.

Terminato l’utilizzo, l’involucro interno in cellulosa può essere inserito nello scarto umido, mentre la custodia esterna si ricicla con la carta. L’intenzione è di ridurre lo spreco alimentare partendo dai ristoranti, uno dei luoghi dove, quotidianamente, tonnellate di avanzi finiscono nella spazzatura. Basti pensare che lo spreco del cibo in Italia è pari a circa 5,1 milioni di tonnellate, di cui circa 185 mila provengono dai ristoranti. I costi associati a questo spreco sono stimati in circa 12,6 miliardi di euro (dati Politecnico di Milano – Surplus food management against food waste). Favini, tra i leader globali nelle specialità grafiche innovative per il packaging dei prodotti realizzati dai più importanti gruppi mondiali del settore luxury e fashion, ha fornito, per la creazione di Refood, “crush mais”, la carta Favini che utilizza i residui agro-industriali della lavorazione del mais in sostituzione di circa il 15% di cellulosa vergine. È nata così una carta con una trama ed un aspetto tattile e visivo sorprendente, dove gli scarti vegetali diventano importantissime materie prime. Oltre al mais, infatti, possono essere utilizzati per la produzione di Crush anche agrumi, uva, ciliegie, lavanda, olive, caffè, kiwi, nocciole e mandorle. Una gamma di carte creative che aiutano a dare nuova vita a sottoprodotti che, comunemente, sono utilizzati come integratori in zootecnia, combustibili per la produzione di energia o, semplicemente, eliminati in discarica”.

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