“Non siamo ancora nel pieno della stagione, ma al momento posso dire che il prodotto fin qui raccolto presenta ottime caratteristiche organolettiche. Le piogge previste per questa settimana sono fondamentali, così come le temperature dei prossimi giorni: se si manterranno sopra i 17 gradi e se non esploderà il caldo, siamo dinnanzi a un’annata dalla qualità eccezionale”. Così Gianni Cesari, presidente del Consorzio di tutela Asparago verde di Altedo Igp. Ma questa, purtroppo, è solo la buona notizia. A fare da contraltare a una situazione di primo acchito ottimale, e dunque a smorzare gli entusiasmi, sono una serie di criticità, molte delle quali legate all’emergenza coronavirus.
La prima riguarda la manodopera: ”Abbiamo chiesto i voucher per gli studenti e per i pensionati – spiega il presidente – ma non sono stati concessi. Qualche politico chiede che vengano in soccorso dell’agricoltura coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, ma non sono fiducioso affinché questo avvenga. Non resta che sperare che venga aperto qualche corridoio per favorire l’arrivo dei braccianti dall’est Europa, nel frattempo noi lavoriamo 15 ore al giorno per salvare il salvabile. Ma siamo in piena emergenza”. Se il problema manodopera non dovesse sbloccarsi in tempi brevi, brevissimi, si va delineando uno scenario a dir poco doloroso: quintali e quintali di prodotto che resteranno in campo, oppure che verranno raccolti in ritardo. Il che comporta un destino infausto per l’asparago, soprattutto se Igp come quello di Altedo: sfiorito, non può certo essere commercializzato. E non è tutto. Viste le ricadute socio-economiche che la pandemia comporta, si potrebbe delineare una prospettiva ancora più preoccupante: “L’asparago è da sempre un prodotto di élite – puntualizza Cesari -, ma se fosse un’annata normale non sarei preoccupato. Con l’attuale situazione, con le persone che perdono il lavoro e che hanno difficoltà a fare la spesa, il rischio è che il prodotto raccolto, oltretutto con tanti sforzi, resti invenduto”. Per il futuro, auspica il presidente, per rilanciare l’asparago e sdoganarlo da questo ruolo di ortaggio “per pochi”, si dovrà fare leva sui consumatori di domani. In altre parole, si dovranno portare avanti progetti concreti nelle scuole, a partire da quelle elementari: “Oggi chiediamo al consumatore di scegliere il prodotto italiano per sostenere il reddito degli agricoltori – conclude -. Domani sarebbe bello che il consumatore lo scegliesse autonomamente, perché consapevole della maggiore sicurezza e qualità delle produzioni made in Italy”.
Cso Italy: la fotografia della produzione di asparagi italiani
Secondo le rilevazioni effettuate dal Cso Italy (Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara), nel 2020, dopo anni di espansione, le superfici italiane coltivate ad asparago hanno subito un’inversione di tendenza e oggi si attestano a circa 10.700 ettari complessivi (-2% rispetto al 2019). La flessione è dettata della principale regione produttrice – ossia la Puglia – mentre restano stabili gli altri bacini produttivi che sono, in ordine di importanza, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna e Campania.
Quanto alla stagione in corso, Cso Italy ha osservato la seguente situazione. Nella fase iniziale della stagione, il meteo favorevole ha determinato uno sviluppo della raccolta dell’asparago che, seppur ancora precocemente, ha registrato un aumento di volume in tutti gli areali, mostrando un buon anticipo della fase fenologica. Il ritorno del freddo tra fine marzo e l'inizio di aprile ha però comportato un brusco arresto della raccolta in tutti i principali bacini produttivi, a partire dal settentrione fino alla Puglia. Le diffuse gelate hanno quindi penalizzato fortemente le coltivazioni in campo aperto, con apporti pressoché azzerati.
In questi giorni, sempre secondo quanto rilasciato da Cso Italy, si sta esaurendo il prodotto proveniente dalle serre e prosegue la raccolta del prodotto in campo aperto (il quale rappresenta almeno l'80% delle totale). Ma in queste ultime settimane l'offerta stenta a decollare significativamente; le varie regioni mostrano tuttora un'avanzamento compreso tra il 15 e il 35% del raccolto totale atteso, a seconda della precocità delle produzioni. La criticità più marcata, sta nel reperimento della manodopera. Un problema particolarmente sentito anche in Germania, ovvero il principale paese produttore e consumatore di asparagi in Europa.