Da oltre 20 anni Brio Spa è protagonista assoluta della distribuzione di prodotti biologici in Italia e all’estero. Su 330.000 quintali di prodotti bio commercializzati da Brio, pari ad un fatturato di 56 milioni di euro, l’ortofrutta rappresenta la voce prioritaria con circa il 90% delle vendite. All’interno di questo scenario Alce Nero, il brand che “firma” la produzione di ortofrutta biologica dei soci BRIO dedicata al canale della grande distribuzione organizzata, nel 2014 ha fatto registrare numeri decisamente positivi (27,8% delle vendite in valore e un incremento del 7% in volume), come ha sottolineato recentemente il direttore generale Andrea Bertoldi.
Durante l’ultima edizione di Biofach a Normimberga, abbiamo incontrato Elisabetta Amaini, marketing manager dell’azienda.
Quando un consumatore pensa ai prodotti della terra, frutta e verdura sono subito riconosciuti come “frutto del campo”. Alce Nero e Brio sono soci dal 2011: da allora come è evoluto il mercato per Brio?
Le partnership in un settore come l’ortofrutta biologica sono importanti per vincere sfide competitive e diversificare l’offerta. Per fare un esempio: la GDO di solito predilige commercializzare i prodotti con le private label, ma alcuni clienti hanno inserito nei propri scaffali anche alcuni prodotti Alce Nero della linea top come Avocado Cremoso e Carota Pinzimonia. Questo consente di offrire più referenze e servire diversi target di clientela.
Voi siete specializzati in ortofrutta bio da sempre, come sono le prospettive per il mercato italiano?
A fronte di un comparto in calo, l’ortofrutta biologica è l’unica che fa registrare dati positivi. La realtà è che i consumatori non mangiano meno frutta e verdura ma semplicemente ne sprecano meno. In questo quadro avere prodotti biologici ci favorisce perché il cliente che cerca bio è più attento. Insieme a lui dobbiamo promuovere un cambio sociale e culturale affinché la scelta bio venga fatta da una fascia di popolazione sempre più ampia.
E all’estero?
All’estero, invece, il discorso è diverso. Ci sono paesi in cui la quota di mercato biologica è doppia rispetto a quella italiana, come la Germania, e per questo Brio è sempre alla ricerca di nuovi mercati. Oltre a Germania, Austria, Francia e Danimarca, stiamo lavorando in paesi dell’Est Europa come Repubblica Ceca, Croazia e Slovenia. Il 50% dei nostri prodotti è diretto all’estero con quote che di anno in anno aumentano.
Oltre ad Alce Nero, Brio ha aperto le porte a nuove partnership: dal 2014 l’ingresso in società di importanti aziende come Agrintesa, Alegra e Apo Conerpo. Tutti puntano su di voi?
Puntano sul biologico. Brio è nata dalla Cooperativa La Primavera, interamente biologica, e i principali attori ortofrutticoli nel corso degli anni anche analizzando i trend di mercato si rendono conto che il biologico è un’opportunità.