Da 40 a 250 ettari coltivati a carciofo in poco più di tre anni. Un bel salto produttivo. La rete di imprese Violì, come confermano questi dati, è stata la giusta intuizione è il migliore strumento organizzativo per valorizzare un prodotto finora relegato in penombra.
Lo sviluppo di questo incontro diventato rete di imprese tra Apofruit Italia, Cericola e La Mongolfiera del gruppo Fratelli Giardina è tracciato, in questa intervista con myfruit.it, da Vito Cifarelli, sales & marketing director di Cericola.
Dopo l'avvio e i primi anni di lavoro che bilancio si può trarre dal progetto?
“Sta trovando il suo teatro nazionale e soprattutto internazionale. Siamo nel quarto anno di questo roll-out che ha visto crescere le superfici dedicate. Siamo passati da 40 a 250 ettari di produzione divisi tra i tre attori Apofruit, Cericola e Fratelli Giardina. Stiamo dando valore a questa coltura”.
La campagna in corso non ha presentato problemi?
“E' stata un'annata molto provante per il progetto. E’ iniziata molto tardi, con importanti problematiche sulle quantità a causa del clima e di eventi calamitosi in alcuni areali di produzione. Nel panorama più generale, durante i mesi di ottobre e novembre si sono riscontrati problemi di qualità, ma noi, grazie al lavoro di programmazione, abbiamo offerto ai clienti un prodotto stabilmente bello e buono”.
Sembra di capire che si è riusciti a soddisfare i clienti.
Chi ci ha scelto ha sicuramente trovato vantaggi nell'avere un prodotto di qualità nettamente superiore alla media di mercato in una stagione con prezzi davvero sostenuti. Siamo riusciti a far percepire a tutta la filiera, dal trade fino al consumatore finale, la qualità dei nostri prodotti e del nostro progetto”.
Carenza di prodotto sui mercati, da gennaio 2022 è cambiato il clima?
“In questo mese abbiamo assistito ad una totale inversione di marcia, dettata da temperature molto calde delle prime due settimane che hanno favorito la produzione e l’anticipo di diversi campi. Uno scenario capovolto rispetto a novembre e dicembre, con un repentino e drammatico abbassamento di tutte le quotazioni”.
La reazione del mercato?
I clienti che hanno giovato del nostro prodotto e della nostra programmazione a novembre e dicembre ci hanno salvaguardato, nei limiti del possibile. Si è lavorato per trovare collocazione al prodotto rispetto allo spuntare un centesimo in più sul prezzo. Possiamo dire e sottolineare di avere dei clienti collaborativi.
Le prossime settimane come si annunciano?
Speriamo in una seconda parte di campagna positiva, abbiamo tutte le potenzialità per traguardare un buon anno grazie ad attività pianificate con player importanti. Sulla promozione in store dobbiamo riscontrare tutte le difficoltà del periodo e del contesto sanitario. Puntiamo su alcune azioni pianificate sulla piattaforma Giallo Zafferano e sui social. Cerchiamo di dare lustro a una referenza non sempre all'avanguardia.
I vostri canali principali?
Per il 90% la Gdo italiana ed estera; ma stiamo lavorando anche sul mercato tradizionale. Il 60% della Gdo è Italia, il restante 40% estero, in particolare Svizzera, Germania, Belgio, Paesi Bassi dove sviluppiamo azioni che ci stanno dando continuità. Abbiamo condotto test su Paesi come Ungheria e Bulgaria dove si è registrato un feedback positivo, attendiamo continuità nelle prossime settimane.
I mercati più interessanti per Violì in Italia?
Triveneto e Lombardia sono le più attente al progetto che ha visto un vero e proprio exploit dal punto di vista qualitativo. Risposta positiva anche nel sud Italia, possiamo parlare di un trend trasversale.
Quali sono le varietà su cui puntate?
Con Nunhems lavoriamo sulle varietà ibride: Violetto e Moretto, partiamo con l'Opal poi Capricico e Opera che sono due varietà scure. Produciamo in Sicilia, Puglia, Basilicata, Emilia Romagna e Toscana.
Attività e prodotti su quarta e quinta gamma?
La lavorazione che più ci contraddistingue è la nostra vaschetta con il cuore di carciofo, 100% riciclabile, il Qr che rimanda al sito Internet e alle ricette ma stiamo lavorando anche su un progetto di quinta gamma. Ci diamo del tempo, ci sono difficoltà nel gestire il carciofo. Nello specifico la campagna dura otto mesi e il prodotto staccato a novembre è molto diverso da quello dei mesi successivi anche della stessa varietà e areale. Si creano differenze pure nella capacità di cottura e questo incide su un prodotto finale stabilmente buono.
La comunicazione?
Il consumatore medio di carciofo è âgée, noi puntiamo a ringiovanire il target, anche tramite i contenuti delle nostre pagine Instagram e Facebook. Abbiamo la ferma volontà di fare e dare linfa vitale a una referenza che pensiamo sia in linea con i consumi dei giovani. Un prodotto buono anche crudo, affascinante dal punto di vista estetico e rivalutato dalla sequela di cooking show e attività di cucina in televisione. Il potenziale c'è, dobbiamo fare percepire al cliente più giovane questa qualità.