Il 2023 per le imprese di autotrasporto è iniziato con l'aumento del prezzo dei carburanti. E, per far fronte a una situazione difficile, il Governo – è notizia di oggi – ha approvato un decreto legge che impone alle stazioni di servizio di esporre, oltre al prezzo praticato, anche quello medio nazionale.
Si tratta di un provvedimento teso a scongiurare speculazioni e a premiare la trasparenza, ma non è detto che sia efficace per contenere l'impennata dei prezzi nei prossimi giorni.
Occhio al 5 febbraio
Sì, perché se fino a ora a innescare la corsa al rialzo sono stati la rimozione dello sconto sulle accise, l'aumento del costo (da 5,5 a 6 centesimi il litro) per tagliare i carburanti di origine fossile con biocarburanti e l'aumento del costo di raffinazione, tra qualche settimana si aggiungerà una nuova variabile.
Va infatti ricordato che l’Unione europea ha stabilito un embargo sul petrolio russo a partire dal 5 dicembre, ma è già previsto che dal prossimo 5 febbraio lo stesso embargo sia esteso anche ai prodotti raffinati. Ne conseguirà una riduzione dell’offerta, stimata dagli esperti in circa il 30%, che potrebbe generare un ulteriore incremento dei prezzi.
I commenti delle parti coinvolte
Non si sono fatti attendere i commenti da tutte le parti coinvolte. Dal fronte dei trasportatori, Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto, ha invitato ad applicare le regole che già esistono e che prevedono la responsabilità condivisa fra trasportatori e committenti, sia sul piano della sicurezza (in caso di incidenti), sia su quello dei maggiori costi.
“Se i committenti si ostineranno a non voler condividere i maggiori costi con gli autotrasportatori – ha precisato – tutto il fardello dei rincari continuerà a gravare esclusivamente su questi ultimi”.
Lato produttori, Coldiretti ha riassunto così la situazione: “In un Paese come l'Italia dove l'88% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada, a subire le conseguenze dei rincari è l'intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica arrivano ad incidere attorno a un terzo sul totale dei costi per frutta e verdura – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – A pesare sono anche i ritardi infrastrutturali del nostro Paese dove il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro)”.
“In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – ha affermato il direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – può essere determinante per sostenere la competitività delle imprese sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti all'interno del Paese e con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.