Se c’è una specie frutticola che, almeno da un paio d’anni, sta vivendo un vero e proprio periodo d’oro, è il carrubo. Sebbene di esso se ne parli poco, fors’anche perché la sua area di produzione rimane attualmente molto circoscritta (oltre il 90% proviene dalla Sicilia, e di questa parte più del 90% si concentra tra le province di Ragusa e Siracusa), la sua farina di semi è largamente impiegata dall’industria alimentare, essendo un ottimo addensante naturale. E l’Italia, a livello mondiale, occupa in questa produzione un posto da “Top 5”.
A introdurre il tema del carrubo su myfruit.it è Massimiliano Brugaletta, presidente di Carex, associazione per la valorizzazione della specie vegetale del carrubo (che a sua volta è entrata a far parte del Coordinamento nazionale Frutta in Guscio), nonché agronomo di LGB Sicilia, azienda di Ragusa specializzata nella produzione di farina di semi di carrubo di qualità.
La situazione del carrubo in Italia
“Ci sono tante cose da dire sul carrubo – rileva Brugaletta – ma innanzitutto è importante rilevare che in Italia, sebbene i produttori siano diversi, le aziende che lo lavorano sono un numero piuttosto limitato, poiché la produzione più grande si concentra in un raggio di una cinquantina di chilometri, tra le province di Ragusa e Siracusa. Oltre il 90% della produzione è peraltro siciliana, mentre per la restante parte della Penisola c’è qualcosa in Puglia e ci sono quantitativi decisamente minori in Campania e nel Lazio, che molto spesso non sono nemmeno lavorati”.
Eppure, il carrubo sta conoscendo davvero il suo periodo d’oro. “La farina di carrube – prosegue Brugaletta – ha raggiunto quotazioni incredibili e inimmaginabili soltanto fino a qualche tempo fa. Parliamo peraltro, per essere precisi, della farina prodotta con l’endosperma del seme di carrubo, quindi fatta 100 una carruba, i suoi semi rappresentano il 10%, e l’endosperma rappresenta il 40% di questo 10%. La preziosità di questa farina sta nel fatto di essere completamente naturale e di avere eccellenti proprietà addensanti, tanto da essere utilizzata in molte ricette della grande industria alimentare. Solo per fare un esempio, la farina di carrube è impiegata largamente anche per dare cremosità e morbidezza ai gelati, nonché per evitare il formarsi di cristalli di ghiaccio”.
Prezzi alle stelle
Dei prezzi, si diceva. “Negli ultimi anni – prosegue Brugaletta – le quotazioni sono cresciute tantissimo, tanto da fare in assoluto del carrubo una delle colture più redditizie. Se storicamente 1 chilo di farina di carrube era pagato dai 20 ai 50 centesimi, negli ultimi due anni ha raggiunto anche i 3,30 euro il chilo. Sono prezzi talmente alti che potrebbero variare da un momento all’altro, generando anche confusione tra gli stessi produttori”.
Tante curiosità
Ci sono poi diverse curiosità legate al carrubo. “Sono piante – prosegue Brugaletta – che possono vivere per diversi secoli. Anzi: quelle che in Sicilia sono tra le più produttive, risalgono al tempo dei Romani o al Medioevo. E come associazione Carex siamo tra l’altro impegnati a difendere questi veri e propri monumenti vegetali, da chi invece vorrebbe talvolta estirparli”.
Ciò che ha poco mercato, invece, è la polpa di carrubo. “In Italia – afferma Brugaletta – è stata fatta nel corso dei secoli una selezione delle varietà di carrubo secondo i quantitativi di polpa che ogni cultivar era in grado di produrre. Ora, però, che ad essere apprezzati sono i semi, da questo punto di vista sono molto avvantaggiate quelle realtà in cui non è stata mai fatta una selezione varietale in questo senso, ma dove il carrubo è anzi sempre rimasta una pianta selvatica. Esemplare in tal senso è il caso del Marocco, che oggi risulta il maggiore produttore mondiale, anche perché non ha mai fatto appunto selezione varietale. L’Italia rimane comunque nella Top 5, assieme ad altri paesi dell’area mediterranea. Tuttavia, i quantitativi prodotti sul territorio nazionale rimangono largamente deficitari rispetto al necessario. Teniamo presente che un’azienda come LGB Sicilia, leader nella produzione di farina di semi di carrube, acquista il 90% della materia prima all’estero. E questo non per una questione di costi o di qualità del prodotto, ma semplicemente perché mancano appunto i quantitativi.
Le previsioni per la campagna 2022
Dando infine uno sguardo all’andamento della campagna 2021 e alle previsioni per il 2022, Brugaletta conclude: “Un’altra particolarità del carrubo, è che insieme ai frutti da raccogliere fa spuntare anche i fiori da cui nasceranno i frutti dell’anno seguente. La raccolta, che avviene nel mese di agosto, deve quindi essere fatta con molta attenzione, sebbene avvenga con canne tramite percussione, per non danneggiare la fioritura. Tanto che c’è chi sta adottando una sorta di biennalità. Tuttavia, dopo una buona produzione 2021, nel 2022 ci attendiamo quantitativi più ridotti, a causa soprattutto della grande siccità dello scorso anno. Anche se il carrubo è una pianta molto resistente, che non necessita di particolari trattamenti, risente come tutte le piante di situazioni particolarmente siccitose”.