Non è mai banale e scontato l’approccio che Angelo Benedetti, presidente di Unitec, ha con la stampa di settore durante le consuete conferenze stampa che si svolgono durante le fiere più importanti nel mondo e che ovviamente vedono la sua azienda sempre protagonista con stand di grande impatto. Così è stato anche a Berlino durante l’ultima edizione di Fruit Logistica dove, oltre a elencare molti dei numeri che ben fotografano lo stato di salute (ottimo) di una delle aziende leader nel mondo nella produzione di tecnologie per il settore ortofrutticolo, ha tracciato anche gli obiettivi generali che tutta la filiera ortofrutticola dovrebbe perseguire.
«A me piace pensare che l’ortofrutta debba lavorare per costruire un nuova affidabilità tra produttori a consumatori. Essere affidabili è fondamentale». Affidabilità, coerenza, sono alcuni dei punti sui quali Benedetti ha focalizzato il suo intervento. «A me capita spesso di fare la spesa e di comprare frutta che non ha la maturazione giusta per durare una volta portata a casa». Questo il fine ultimo della tecnologia per il settore dunque, vale a dire non tradire gli intenti dei produttori nel cercare di fornire frutti di qualità al consumatore.
Unitec crea tecnologia per processare 35 tipologie di frutta e ortaggi differenti in questo momento. «Siamo, per esempio, l’azienda che lavora il 70% delle ciliegie cilene esportate in Asia. Ci sono 40 giorni di viaggio. Abbiamo la tecnologia per selezionare solo i frutti che possono affrontare un viaggio del genere e arrivare al consumatore nelle migliori condizioni possibili. Questo tipo di approccio ha fatto sì che la produzione di ciliegie in Cile sia triplicata». È una questione di responsabilità per Benedetti. «Se non ce la prendiamo, i produttori rischiano che la frutta non venga valorizzata e noi dobbiamo aiutare questo processo». Non tutti i produttori, però, secondo Benedetti, hanno questa accortezza, questa sensibilità. «Soprattutto in Italia, dove c’è maggior sensibilità ai volumi piuttosto che alla qualità». Non è un caso che l’azienda realizzi il 95% del suo fatturato, che nel 2014 è stato di 68 milioni di euro (18 in più rispetto al 2013), all’estero, 85% del quale in Paesi extra europei.
Nel futuro dell’azienda ci sarà uno sviluppo di tecnologie per la lavorazione di mele e pere. «Tra qualche mese riusciremo a selezionare varietà di pere molto delicate da processare come le Abate. Le pere temono l’abrasione perché hanno la pelle delicata e la rotazione fa sì che questa si danneggi. Abbiamo eliminato, dunque, gli effetti collaterali della loro selezione». Come recepirà la filiera di settore questa novità? «Non posso sapere se sarà in grado di capire. L’importante è comprendere che la tecnologia non è un costo, ma un beneficio».