Il Covid non è stato neutrale per l’ortofrutta e il mondo del mercato all’ingrosso vuole fare chiarezza sul tema e diradare le nubi – la speculazione sui prezzi, per esempio – attraverso l’analisi scientifica. Alcuni risultati sono stati presentati ieri nel focus digitale: ”L'impatto del Covid su prezzi e mercato nella filiera ortofrutticola”. Hanno partecipato Riccardo Cuomo, dirigente Borsa Merci Telematica; Raffaele Borriello, direttore generale Ismea; PaoloBruni, presidente Cso Italy; Claudio Gradara, presidente Federdistribuzione; Fabio Massimo Pallottini, presidente Italmercati.
Lime, arance, albicocche: tre prodotti per raccontare i primi mesi ortofrutticoli del 2020
Il lime, le arance tarocco e le albicocche. Il primo ha perso completamente il suo mercato, le seconde hanno avuto un buon riscontro di prezzo a causa della forte richiesta di prodotti a base di vitamina C e le terze hanno subito una profonda crisi per le gelate. La pandemia ha danneggiato prodotti e operatori, altri ne hanno beneficiato e c'è chi ha subito conseguenze negative, ma che non hanno niente a che fare con il virus. Questa l’estrema sintesi di un dibattito dove – oltre a scattare la fotografia del fenomeno – si sono disegnati gli scenari futuri.
Borriello: “Aumentare l'export, ma in tutto il mondo si fanno i conti con la crisi da Covid”
Nelle settimane più drammatiche dell’emergenza il settore ha reagito bene e assicurato il rifornimento ai cittadini: “Noi ci siamo attivati subito, sia sul fronte dell’analisi con un report su tutte le filiere per valutarne l’impatto – spiega Raffaele Borriello, direttore generale Ismea – sia attraverso gli strumenti finanziari necessari per assicurare la liquidità alle imprese. Il sistema frutticolo era già in difficoltà, pensiamo ai danni provocati dalla cimice asiatica”.
Non è andato tutto bene: “Abbiamo una riduzione del 40% dei consumi extra domestici che valgono 86 miliardi di euro, compensati solo in parte da quelli in casa – questa l’analisi del rappresentante di Ismea -. Ci sarà una perdita di 24 miliardi, pensiamo solamente a quanto incide la chiusura delle mense”.
Borriello vede anche un pezzo di arcobaleno: “Il post pandemia può diventare la leva del rilancio grazie alle ingenti risorse pubbliche messe a disposizione del settore”. I problemi? “L’ortofrutta ha subito dei rallentamenti negli ultimi anni e l’export è un tema centrale. Ci sono tre criticità: in tutti i Paesi non ci si dimenticherà dello slogan “consumare nazionale”, un volano per le politiche protezionistiche; la sostituzione dei prodotti italiani ad alta qualità con quelli a prezzi minori per la perdita del potere d'acquisto; indebolimento del marchio made in Italy con maggiori operazioni di falsificazione”.
L'annuario dei prezzi aggiornato al lockdown: “Non c'è stata speculazione”
Riccardo Cuomo, dirigente Borsa Merci Telematica, ha presentato un utile strumento d’analisi: l’Annuario dei prezzi. Una mole imponente di dati – sono 6.342 voci con informazioni sui prezzi che si basano su calibro, varietà, categoria e origine del prodotto – che riguardano 24 mercati nazionali che generano settemila prezzi settimanali. Nell’ultima edizione oltre i dati del 2019 si è dato spazio anche a quelli dei primi mesi del 2020. Un esercizio di comparazione necessario per dimostrare che spesso i prezzi sono aumentati non per manovre speculative ma per emergenze climatiche o ad altri eventi: “Nel caso delle mele ha influito il costo della lavorazione e del trasporto, il prezzo dei cavolfiori è salito per un vuoto produttivo creato da un anticipo della produzione, il pomodoro ha tenuto un prezzo regolare”.
Bruni: “Più che il Covid sui prezzi hanno influito le gelate; ha tenuto l'export”
Più che il virus, ha inciso sulla produzione il clima o gli effetti collaterali della pandemia: “Nell’area veronese c’è stato un danno nella raccolta delle fragole per la mancanza di manodopera specializzata rimasta in Romania e Albania – sostiene Paolo Bruni, presidente Cso Italy -. Ma pensiamo alle gelate primaverili con il forte impatto sulle drupacee: le albicocche con 136mila tonnellate registrano un calo del 56% rispetto all’anno precedente, dobbiamo andare indietro al 2003 per trovare un dato di questo tipo. Per le pesche nettarine il calo è del 30%, ma in Emilia-Romagna ci sono areali con perdite dell'80%. In questi casi l’aumento del prezzo non è speculativo e non compensa le perdite”. Questa la fotografia del presidente di Cso Italy, ma le prospettive? “L’export segnala un più 7% anche nel mese di marzo, ora dobbiamo vedere aprile-maggio, ma non dovrebbe esserci un calo. Va bene, ma è necessario aumentare la quota. Abbiamo poi il problema del congelamento delle fiere, vediamo come va Macfrut digitale”.
Gradara: “Il fatturato finirà in negativo”
Sappiamo con certezza che la distribuzione ha lavorato bene durante il lockdown, ma la crisi economica inizia a farsi sentire come sottolinea Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione: “L’incremento non è stato poi omogeneo perché la restrizione della mobilità ha creato dei disequilibri nelle reti di distribuzione con strutture sottoutilizzate quando facevano riferimento a più Comuni”. Nelle ultime settimane: “Si torna alla normalità, soffre ancora il cash&carry, e si assorbirà il surplus di aprile, mentre a fine anno chiuderemo in negativo. Vedremo l’impatto degli interventi di politica economica”.
Pallottini: “Aumento del 400% delle richieste di aiuto delle associazioni, c'è da ottimizzare il sistema”
In questo scenario di progressivo rallentamento dei consumi dai mercati all’ingrosso arrivano dati interessanti ma molto preoccupanti: “La nostra rete di 16 mercati registra 8 miliardi di fatturato l'anno, 2.500 aziende operanti e 700 aziende agricole che vendono direttamente – descrive il quadro Fabio Massimo Pallottini, presidente Italmercati – e recuperiamo ben novemila tonnellate di prodotto. Ora abbiamo registrato un aumento del 400% della domanda d’aiuto dalle associazioni”.
Tanti italiani non sanno cosa portare a tavola, figuriamoci fare la spesa. Lo scenario è questo e servono interventi: “Abbiamo un numero di grandi mercati come la Francia, ma da noi ce ne sono tanti e troppi piccoli”.
Serve ottimizzare, questa la ricetta. “Per il futuro vorrei lanciare la proposta a Ismea per la costruzione di un cantiere sulla governance per il settore dei mercati”. E sul fronte della responsabilità sociale arriva la notizia della collaborazione con la Fao: “La pandemia è partita dal mercato di Wuhan, c’è stato un focolaio al mercato di Pechino e ora noi stiamo scrivendo un manuale con l’organizzazione sui mercati all’ingrosso”.