La stagione contemporanea dei concerti (a luglio, solo allo stadio San Siro di Milano, nell’unica finestra lasciata libera dal calcio, ci sono stati 19 concerti, tutti esauriti, con oltre un milione di spettatori, ndr), e l’evoluzione della sua offerta ha indotto le riflessioni del direttore di Bestack, Claudio Dall’Agata.
Dalle pagine della newsletter settimanale del Consorzio, Dall’Agata ragiona su come l’offerta musicale live abbia saputo costruire con grande efficacia una nuova segmentazione di posti, con conseguente incremento dei prezzi dei biglietti. Se un tempo ai concerti c’era solo una generazione ora la partecipazione è trasversale e l’elemento comodità del posto riservato, specie per il pubblico agè, pesa tanto quanto la vicinanza all’artista. Quindi sono proliferati biglietti per posti diversi, con sempre più servizi che segmentano l’offerta al rialzo con prezzi astronomici.
Un esempio: la prevendita per i concerti 2024 dei Coldplay prevedeva oltre al prato (109,25 € più le commisisoni), sei diversi settori sulle tribune con prezzi superiori ai 120 euro per i primi tre e tra i 57 e i 97 euro per i settori 4, 5 e 6. A questi si aggiungono tutti gli esclusivissimi Vip Package. Il più ricercato di questi, l’Ultimate Spheres Experience, costava 930,60 euro più commissioni e, oltre al biglietto, offriva la possibilità di partecipare a un pre-show esclusivo, di salire sul palco, di disporre di un buffet, vedere una mostra fotografica sul tour, di potersi fare una foto con i propri idoli, avere merchandising dedicato, una gift sostenibile e un bracciale eco-friendly.
Musica sul palco vs spesa quotidiana
Chiaro che il parallelo concerti-consumo di ortofrutta sia forzato. Nel primo caso si parla di un evento spot da mandare a memoria, mentre nel secondo caso i consumi sono quotidiani e continuativi, e poi il cibo è un bene di prima necessità, profondamente deperibile se parliamo di frutta e verdura, mentre i concerti hanno a che fare con svago e tempo libero.
Il direttore di Bestack, però, prima ricorda uno dei mantra di Marco Pedroni, presidente di Ancc-Coop e in passato di Coop Italia: “Fornire un cibo buono, sicuro e sostenibile per tutti, accessibile a tutte le fasce di reddito”, e poi cerca i punti di contatto con le motivazioni di acquisto dei concerti. Concerti che non sono per forza per tutti.
Le nuove angurie
Per esempio, la garanzia di accessibilità di frutta e verdura può contenere la segmentazione dell’offerta anche su referenze storicamente a scarso contenuto valoriale come le angurie. In pochi anni è cambiato lo scenario. Dal 2021, ultimo anno in cui Eurospin le vendeva a 1 cent/kg, il mercato si è fortemente segmentato tra nuove marche, da Perla Nera a Cuore Rosso fino a Gavina, e nuove varietà con prezzi unitari al chilo compresi tra 1,19 e 1,69 euro.
Infine, la segmentazione può essere figlia di un semplice piano di branding, e si può fare anche nelle mini angurie. Non ci credete? Non stupitevi allora se incontrate le mini angurie di Citrus con la maschera delle tartarughe ninja. Il richiamo ai famosi personaggi è evidente, una fascia di cartoncino graficato avvolge il frutto, lo trasforma nel viso dei personaggi e informa sullo specifico concorso a premi.
Della serie: come un materiale di confezionamento contribuisce a trasformare il prodotto in un perfetto trompe l’oeil dandogli appunto una nuova faccia, spostando il punto di vista e creando valore.
Il prezzo? A seconda delle catene, da 1,99 a 2,49 €/kg, 250 volte quella famosa offerta di Eurospin che evidentemente consente di ripagare abbondantemente i maggiori costi di confezione. Per farlo serve creatività e senso di prospettiva. Dunque, conclude Claudio Dall’Agata, “che le Joyful fruits, quelle che contengono una seppur piccola esperienza emotiva grazie anche a imballaggi e confezioni, siano unaopportunità per una parte del mercato ortofrutticolo?”. Non bisognerà attendere i posteri per l’ardua sentenza…
Fonte: Bestack
