Alfonso Iaccarino, noto e stellato chef campano del “Don Alfonso” a Sant’Agata sui due Golfi, interpellato dal Corriere della Sera si è detto “dubbioso”: «Vorrei proprio assaggiarlo quello della Florida. Ho molti dubbi, e sapete perché? Perché lì non hanno le quattro stagioni che abbiamo noi, non hanno la nostra terra vulcanica». Lui, d’altronde, è un vero cultore del pomodoro, ingrediente fondamentale della sua cucina, nonché esso stesso produttore nell’azienda agricola di famiglia, dove segue i dettami dell’agricoltura biologica e ha recuperato i semi originali, rifiutando gli ibridi. Assicura: «È tutta un’altra cosa».
Non devono essere dello stesso avviso, invece, i ricercatori dell’Università della Florida che hanno annunciato di aver creato “il pomodoro perfetto”. Di cosa si tratta? Gli studiosi americani hanno coltivato antiche specie nordamericane di pomodoro (Matina, Ailisa Craig, Butcher sanguinante, Marmande, Oaxacan Rosa) nelle serre, hanno estratto i tanti composti aromatici, li hanno contati e classificati, e in seguito hanno sviluppato ibridi che riuscissero a coniugare il meglio quanto a colore, sapore, consistenza e numero di sostanze benefiche. Insomma, per l’appunto, un pomodoro perfetto.
Secondo Harry J. Klee, il responsabile del team di ricerca, l’obiettivo sarebbe stato raggiunto al 98%. «Siamo arrivati a selezionare cinque geni chiave capaci di migliorare di molto il sapore e a localizzare i tre che controllano la produzione dei composti aromatici» riporta sempre il Corriere della Sera. Quindi niente famigerati Ogm, niente modificazione genetiche, ma solo tante prove e tanti incroci per trovare l’ibrido migliore. Sempre secondo Klee tra 5 anni il prodotto sarà pronto per essere coltivato anche a fini commerciali.
Riuscirà questo super pomodoro costruito in laboratorio a rivaleggiare con un pomodoro Pachino Igp, un San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino Dop e un Cuore di Bue di Albenga? La risposta di Iaccarino la conosciamo già.
Fonte foto: Jack Gavigan via Ansa.it