La fragola fa parte delle colture tradizionali italiane dagli anni ’50 e dal punto di vista della produzione l'esperienza raggiunta è ai massimi livelli. “Abbiamo innovato molto e compreso come produrre qualità anche bypassando la stagionalità (ormai possiamo fornire fragole 12 mesi l’anno, ndr), nonostante ci siano condizioni diverse nelle differenti regioni, e numerosi areali produttivi in ogni regione. Fragola e piccoli frutti sono però categorie differenti“. Inizia così l'analisi di Carmela Suriano, direttrice Emea (Europe, Middle East, Africa) di Nova Siri Genetics (NSG) e presidente della Op Terre della Luce di Policoro, in Basilicata.
Piccoli frutti, si lavora per la produzione invernale
“Per la produzione estiva di piccoli frutti al nord le aziende hanno fatto scuola – prosegue la manager – Ora il problema è diffondere nelle regioni meridionali le varietà low chilling che possano produrre nei mesi invernali. Molto dipende dalla innovazione varietale, abbiamo bisogno di cultivar che possano rispondere alle esigenze della produzione. Insomma, servirà ancora un po’ di tempo per comprendere questi frutti, come produrli, le esigenze, le varietà. Per quanto riguarda Nova Siri Genetics il lavoro è già avviato e darà a breve i risultati. Sicuramente il sud ha le condizioni per fare prodotto di qualità”.
Ma bisogna contestualizzare. “L'esigenza del mercato di avere prodotto italiano si scontra con le difficoltà attuali, soprattutto relativi alla produzione e alla carenza di manodopera. Aspetti che le nostre aziende sapranno superare. Tra gli obiettivi del programma di miglioramento genetico di NSG c'è l'individuazione di nuove varietà di lamponi e di more per rispondere alle richieste dei produttori del meridione. Quindi, cultivar a basso fabbisogno in freddo, produzione invernale, shelf-life e gusto. Oggi il mercato italiano è altalenante, non è ancora maturo, ma ha importanti margini di crescita. Sicuramente, però, nel giro di qualche anno anche il sud Italia giocherà un ruolo importante nella produzione di piccoli frutti”.
Verso la prima varietà di lampone NSG
Non basta il gusto, per i mercati distanti dalla produzione è sempre più importante la shelf life. “I piccoli frutti devono potere restare nel banco per periodi più lunghi – spiega Carmela Suriano – Abbiamo individuato una selezione di lamponi alquanto promettente, per la quale a breve presenteremo domanda di privativa, al fine di avviare quanto prima la sua immissione sul mercato”.
Al momento i piccoli frutti rappresentano il 10% dell’impegno Nova Siri Genetics nell'attività di ricerca. “E' molto importante capire quale può essere il lampone o la mora che vuole il mercato – osserva – Perché le esigenze cambiano velocemente, e la ricerca deve dare risposte innanzitutto ai produttori. Il cambiamento climatico, con l'alternanza siccità/precipitazioni violente, ha modificato il paradigma della ricerca”.
“Fragole NSG, vantaggio competitivo per il produttore”
“Le varietà sviluppate da Nova Siri Genetics hanno confermato i plus in termini di precocità, shelflife e (nel caso specifico di Marimbella) di produzione prolungata per sei mesi l’anno, un vantaggio competitivo per il produttore” spiega la direttrice Emea, che aggiunge: “Per quanto riguarda precocità e produttività, proprio quest’anno (caratterizzato da sbalzi termici e clima variabile, ndr) abbiamo avuto un'ulteriore conferma della validità delle nostre varietà. Lo dimostrano i produttori che continuano a chiederle”.
“Ma la ricerca non si ferma e abbiamo già due selezioni che stiamo valutando e che possono apportare oltre alla rusticità anche caratteristiche organolettiche migliorate, qualcosa in più che vogliamo dare ai produttori in termini di aroma, un carattere fondamentale. Perché è importante il grado Brix, ma non è l’unico fattore. Ho assaggiato fragole con un ottimo Brix che però non mi hanno meravigliato, o sorpreso più di tanto, perché non aromatiche. Il mix vincente deve tenere insieme Brix, aroma e acidità. Diciamo che si può migliorare ancora“.
Per esempio, con gli aspetti nutraceutici. “Il miglioramento genetico serve proprio a questo – dice Carmela Suriano – Non ci sarà mai la fragola ideale, ma alcune fragole ideali, perché i gusti non sono uguali per tutti. E noi ricerchiamo qualcosa di nuovo che possa piacere al consumatore e al buyer. I quali non sempre hanno sempre stessa visione, il buyer la vuole resistente e colorata, il consumatore ha altro metro di giudizio”.
Poi, certo, le temperature influiscono moltissimo, quest'anno la primavera umida ha inciso parecchio. “La shelf life delle nostre fragole è ottima, ma dopo 20 giorni di pioggia cosa si può fare?” domanda Suriano.
Catena del freddo, logistica e reparto per chiudere in bellezza
Non solo innovazione varietale, la catena del freddo influisce in modo decisivo sulla durata di fragole e piccoli frutti. “La logistica ha ruolo molto importante – afferma Suriano – Posso avere le fragole più resistenti ma, se subiscono interruzioni sulla catena del freddo, le ripercussioni saranno comunque negative. I supermercati sono sempre più attenti ma non tutte le catene della Gdo lavorano allo stesso modo. Molto dipende dalla gestione del reparto e dall'importanza che l'insegna dà all’ortofrutta. Se trasportiamo a 6-7 gradi e poi nel supermercato le fragole sono esposte a 15-20 gradi non va bene. Credo però che, nel giro di qualche anno, anche il reparto sarà ripensato. Si perde ancora tanta frutta e non solo per colpa della shelf life della varietà”.
Anche il posizionamento delle fragole in reparto va rivisto. “Di solito vengono sistemate con frutta tipo mele e pere, che hanno esigenze differenti. Poi, anche il tipo confezionamento è strategico, noi usiamo sempre più il coperchio, per la capacità di mantenere integro il frutto. E' un lavoro davvero complesso e l'attuazione del nuovo Reg Ue sugli imballaggi, così com'è non è immaginabile. Potrebbe fare smettere di coltivare fragole”, conclude Carmela Suriano.