15 marzo 2021

Fruitimprese: +5,8% per l’export nel 2020, import in calo

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Il commercio estero dell’ortofrutta italiana nell’anno 2020 rispetto al 2019 ha confermato il trend di crescita in valore evidenziato nei dati trimestrali: 5,8% in più rispetto al 2019, pari a quasi 264 milioni di euro in più anno su anno. Più valore, meno quantità: il 2020 si chiude con un calo delle quantità esportate  del 2,8%  (3,5 milioni tonnellate).  Il valore dell’export supera 4,8 miliardi di euro, il valore dell’import si ferma a circa 4,2  miliardi. Il saldo commerciale positivo anno su anno balza a quasi 664 milioni di euro, +90,4% . Lo rende noto Fruitimprese sulla base dei dati Istat.

Il dato dei 12 mesi del 2020 segnala un raffreddamento dell’import a quantità (-2,5%) e anche a valore (-1,2%). Le quantità importate (3,6 milioni di tonnellate) superano ancora una volta le quantità esportate (3,5 milioni tonnellate). Nell’anno della pandemia in ripresa l’export di agrumi (+7,8% in valore), di frutta fresca (+7%), ortaggi (+1,4%).  Gli agrumi sono protagonisti anche dell’import (+20,4% in valore, +6,1% in quantità), mentre si registra un forte calo dell’import di ortaggi (-13,1% in valore).  Tra i principali prodotti esportati primeggiano le mele per un valore di oltre 833 milioni (+13,4%), seguite dall’uva da tavola che fa un exploit sia in quantità (+7,25%) che a valore (+9,95%). Il kiwi, in una annata difficile, segna -10,15% in quantità e +5,31% a valore. Prevista la debàcle di pesche/nettarine che hanno visto la produzione falcidiata e l’export a picco come quantità (-51,15%) e valore (-18,9%). Annata difficile anche per le pere che perdono il 13% a quantità e il 10,32% a valore.

Trend positivi per i prezzi a compensare la perdita di volumi

Commentando i risultati del 2020, il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, sottolinea la dinamica positiva dei prezzi dei prodotti esportati che ha consentito di compensare le perdite quantitative di una annata che ha visto le produzioni falcidiate da condizioni atmosferiche avverse che hanno colpito pesantemente tutta la frutta estiva  ma anche kiwi e pere: “Sul fronte export si sono perse oltre 100mila tonnellate di prodotto”. Il forte balzo del saldo positivo che sfiora i 664 milioni “è lontano dal miliardo del 2017 ma comunque segna una forte ripresa dai 348 milioni del 2019 e lascia ben sperare nei prossimi anni se si tornerà a produzioni quantitativamente nella norma”.

Sul fronte import “abbiamo importato 100mila tonnellate in meno di prodotti (in particolare frutta fresca e ortaggi) con un risparmio di 50 milioni di euro, anche se le quantità importate ancora una volta superano quelle esportate”.

Sfide e opportunità

Il Recovery plan può e deve essere una grande opportunità anche per il nostro settore, aggiunge Salvi: “Stiamo lavorando col nuovo Governo e con il nuovo ministro per fornire proposte  e soluzioni per migliorare la logistica del settore sia sul fronte interno sia per migliorare l’efficienza dei porti attraverso cui passa  il flusso dei nostri prodotti diretti verso i mercati esteri. Anche la sfida della digitalizzazione deve essere una occasione per portare le nostre imprese ad essere più competitive  e più vicine alle esigenze dei mercati internazionali. Su questo fronte  dobbiamo investire in innovazione varietale e in imballaggi sempre più green per dare concretezza alla sfida della sostenibilità delineata dal Green deal”.

“Le nostre imprese – continua Salvi – sono pronte a raccogliere la sfida della sostenibilità e della Farm2Fork, già da molti anni sono in prima linea nel ridurre l’impiego di sostanze chimiche, siamo stati primi ad applicare le tecniche di lotta integrata per ridurre al minimo l’uso dei fitofarmaci. Serve però un approccio scientifico, pragmatico e non ideologico al problema. Non dobbiamo mettere a rischio la competitività delle imprese privandole degli strumenti di difesa necessari alla protezione delle colture senza indicare soluzioni alternative. Serve investire in ricerca e innovazione e sostenere le imprese su questa strada”.

L’importanza dell’innovazione varietale è testimoniata dal trend positivo dei prodotti leader come le mele, l’uva da tavola ed il kiwi. “Le mele che attraverso l’introduzione delle varietà club mantengono la leardership dell’export,  l’uva grazie alle nuove varietà seedless (senza semi)  cresce in quantità (7,25%) e sfiora il 10% come maggior valore (oltre 720 milioni di euro di export). Il kiwi, che pur ha pagato un’annata difficile (-10% in quantità), spunta una significativa crescita in valore (+5,31%, oltre 460 milioni di euro) grazie alle nuove varietà gialle che trainano anche i prezzi della varietà verde.  Esempi virtuosi che dimostrano che siamo sulla buona strada”, conclude Salvi.

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