Ribasso, non crollo. I prezzi della prima frutta estiva tengono. Nel nostro tour tra i mercati all’ingrosso di Torino, Verona, Firenze e Roma gli operatori -nonostante manchino all’appello milioni di turisti stranieri-possono fare affidamento sui consumi degli italiani. I connazionali comprano ciliegie, pesche, meloni ed angurie.
A Torino il mercato tiene e va bene il prodotto locale
La prima tappa del nostro tra i mercati è a Torino dove la fotografia viene scattata da Stefano Cavaglia – presidente di Apgo Fedagro Torino – che vede e pensa positivo: “Le vendite sono buone, minori rispetto alle settimane della quarantena ma più sostenute rispetto al pre-lockdown”.
Nel capoluogo piemontese sono aumentati i consumi di frutta e verdura e i consumatori sono disposti a pagare: “La settimana scorsa siamo partiti con degli ottimi prezzi, per esempio con le ciliegie che sono state apprezzate. In questi giorni si percepisce l’aumento del prodotto e un calo delle quotazioni. Siamo sui 4,50 – 6 euro il chilo per il prodotto piemontese. Si sente la mancanza delle albicocche per le pesche siamo sui due euro. Si vende bene il melone che va da 1,30 a 1,50 ma ci sarà un rallentamento”.
Un nota importante riguarda il prodotto italiano: “Il consumatore è orientato verso la frutta nazionale, notiamo una maggiore attenzione in questo senso anche tra noi operatori”.
Cala il prezzo delle ciliege veronesi
Il punto della settimana a Verona ci viene offerto dall’ispettore del mercato Marco Benedetti: “Lunedì siamo partiti con ottimismo, poi è iniziata l’inversione di tendenza con la maggiore offerta di frutta. Sulle ciliegie abbiamo il prodotto locale delle nostre colline che è passato dai 4 ai 3 euro, stiamo aspettando le More molto apprezzate dai nostri consumatori”. Tiene il melone, calano le albicocche dai 3 ai 2,50 euro, ma manca il prodotto emiliano e locale a causa dei problemi meteo.
A Firenze bene anche senza turisti
Nel capoluogo toscano il panorama del mercato è a cura di Aurelio Baccini, presidente dell’associazione territoriale di Fedagro, che inizia l'analisi dalle ciliegie: “Siamo nel pieno della vendita. Arrivano da Verona, Vignola e dalla Puglia con prezzi legati alla qualità del prodotto: dai 4,5 euro fino agli 11 /12 della Mora extra di Vignola. Finalmente vedo un mercato vero rispetto ai problemi registrati negli anni scorsi”. Ragionamento simile per le drupacee: “Pesca e albicocca con tutte le varietà e le origini sono scalate e arrivate nei tempi giusti”.
Per il melone la forbice è ampia: “Dai 3,50 euro per l’extra per calare a un euro per la merce di scarsa qualità”. In generale il giudizio è positivo: “Con la fine del lockdown si è trovato un equilibrio nonostante il calo delle vendite. Ricordiamo che l’Horeca è ancora quasi azzerato e contiamo 24 milioni di presenze turistiche annue. Queste mancano”.
A Roma si affaccia la prima uva a quattro euro
Il nostro giro si conclude a Roma con Riccardo Pompei, specialista della frutta estiva e sempre socio di Fedagro, che inizia ricordando la polemica sugli aumenti di prezzo rimbalzati sui media: “Siamo una fabbrica a cielo aperto con tutte le criticità del caso, gli aumenti sono sempre stati giustificati”. E poi? “Si è partiti alti con le primizie a causa dei problemi meteo e ora stiamo tornando alla normalità nelle ultime due settimane”.
Un esempio? “ E’ aumentata la produzione e oggi vendo le pesche italiane a un 35-40% in meno rispetto a dieci giorni fa. La forbice ora è da 1,50 a 2,20 euro il chilo”. Anche le albicocche per Pompei si stanno assestando al ribasso e continuerà la discesa così come per le ciliegie. Il cerchio si chiude con una primizia: “Inizia ad affacciarsi la prima uva, dalla Sicilia, a quattro euro”.