24 maggio 2019

Dieci imprenditori dell’ortofrutta allo specchio. Il ritratto di Roberto Faben

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La concorrenza mondiale morde il nostro mercato, la Spagna conquista quote di mercato e l'incertezza politica della Brexit rischia di far perdere ingenti risorse della PAC. Insomma, il termometro sull'ortofrutta italiana segna qualche linea di febbre, ma ci sono tanti imprenditori che vincono in Italia e nel mondo.  

Roberto Faben

Roberto Faben

Li ha raccontati Roberto Faben nel suo libro ““Protagonisti italiani dell'ortofrutta” presentato a Bologna all'interno di un convegno voluto da Fondazione Fico e Caab. “L'ortofrutta italiana vale 12 miliardi di euro e ben 5 arrivano dall'export – ha sottolineato l'autore –. Svolge una funzione importante e spesso, come racconto nel libro, è rappresentata da famiglie di imprenditori a cui ho voluto dar voce”.

E gli  imprenditori, presenti, hanno ascoltato le preoccupazioni di Paolo De Castro, autore della prefazione del libro e primo vice-presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale dell’Unione europea, sulla Brexit, ma non solo: “Serve un maggior coordinamento. Sui protocolli fitosanitari, per esempio, che non sono attivi. La Spagna così vende mele e pere alla Cina, noi no”. Se scappano via gli inglesi sono dolori: “Per noi è una botta da 200 milioni di euro”, sottolinea l'assessore regionale dell'Emilia Romagna Simona Caselli.

Famiglie riunite nelle Op

Le famiglie a cui ha dato voce Faben fanno parte di Organizzazioni di Produttori e al dibattito ha dato il suo contributo l'organizzazione che le rappresenta con Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta. Chiare le sue parole: “Non è facile aggregarsi, in Italia sono 304 le organizzazioni che rappresentano 6 miliardi di produzione. Il traguardo non è moltiplicare le OP ma i volumi”. Più forza perché “qui arriva prodotto trattato con principi attivi che da noi sono fuorilegge da 30 anni. Non è protezionismo, ma consapevolezza”. Uno dei temi cari allo sviluppo dell'ortofrutta è il credito bancario, ne ha parlato Maurizio Marchesini di Bper: “I soldi non mancano, ma negli istituti serve personale competente e capace di valutare le aziende”. Per raccontare l'ortofrutta italiana non può mancare un riferimento ai mercati generali. Ad iniziare dal Car di Roma con le parole di Andrea Cortoni: “In 17 anni si è passati da pochi ettari nel centro di Roma a 140 all'esterno ed è previsto un ulteriore sviluppo con altri 70. Abbiamo moltiplicato i servizi con centri per la IV gamma e la lavorazione  della frutta”.

Rosaria, comunicazione e qualità

La presentazione del libro è stata l'occasione per ascoltare dal vivo i suoi protagonisti. “Ho investito tanto in comunicazione, con soldi nostri  e non pubblici – ha affermato Aurelio Pannitteri, patron dell'arancia Rosaria – perché  ci siamo resi conto che era un prodotto anonimo. Abbiamo vinto la sfida, per noi oggi il mercato italiano è saturo. Sono 4 anni che andiamo all'estero, ora in Cina a cui abbiamo dedicato altri 50 ettari”.

In Sardegna sotto il segno di Eleonora

Dalla Sicilia alla Sardegna con Salvatore Lotta della Op Agricola Campidanese che ha parlato di meloni e archeologia: “Il nostro marchio è L'Orto di Eleonora, una donna del 1300 che governò un giudicato della Sardegna. Con i nostri prodotti valorizziamo il territorio, puntiamo sul sociale e sulla sostenibilità ambientale. Gavina, non è solo un cocomero. Abbiamo avuto successo perché i nostri frutti sono a dimensione della famiglia di oggi”. A iniziare dalle taglie piccole.

Battaglio vince in Colombia e Argentina

L'ortofrutta italiana vince anche all'estero. Con il Gruppo Battaglio che commercializza frutta esotica. Il rappresentante Stefano Minola racconta delle coltivazioni di mele e e pere in Argentina, dei magazzini per l'ananas e le banane a Buenos Aires e del grande investimento in Colombia: “Con Citropical stiamo avviando una piantagione di avocado da circa 1000 ettari, una delle più grandi del Sud America. In Italia abbiamo un magazzino da 12mila metri quadri a Torino e un altro a Roma in via di ampliamento per raggiungere le stesse dimensioni”.

Tata, la famiglia di aglio, scalogno e zenzero

Pionieri sono gli imprenditori della famiglia Tata che hanno valorizzato in Italia il consumo dello scalogno e dello zenzero: “Ormai presenti in tutte le cucine italiane” ha sottolineato Letizia Trimboli Tata, moglie dell'imprenditore Angelo , “abbiamo investito tanto in Italia, per esempio 50 ettari di coltivazioni  nell'azienda agricola”.

Patate, cipolle e carote al selenio nel bolognese con Parma

Sostenibilità è stato il concetto ripetuto più volte da Monia Parma di Ortofrutticola Parma che nonostante il nome opera nel bolognese: a Castel San Pietro dove coltivano cipolle, patate e carote. Queste ultime sono gli unici a proporle al selenio. Grandi investimenti in ricerca: “La sostenibilità è non solo in campo ma in tutta la filiera. Utilizziamo l'azoto in diverse fasi della lavorazione, garantiamo così la naturalità dell'intervento e aumenta la vita del prodotto che presenta migliori caratteristiche”.

Arte e insalate di fiori sbocciano insieme a Venezia

A chiudere la presentazione del libro “Gli Orti di Venezia” con Paolo Tamai che ha tagliato il traguardo non solo grazie alle sue originali insalate con i fiori, ma con un progetto dove il consumatore compra insalata ed interventi di tutela del patrimonio artistico. Una proposta che ha convinto gli operatori del settore, ma soprattutto i consumatori. Che non vanno presi solo per la gola.

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