De gustibus non disputandum est, sui gusti non si discute. Una affermazione ribadita anche al Global Tomato Congress di quest’anno all’Aia. Fin dall’inizio dell’evento, il credo era: il sapore prima di tutto! Perché crea fedeltà e fiducia nei consumatori.
Il problema – fa notare Christine Weiser nel suo ultimo editoriale su Fruchthandel Magazin – è che, a differenza di criteri come il prezzo, la qualità e la maturazione, il gusto non può essere riconosciuto sullo scaffale. A meno che non si faccia un assaggio di nascosto, perché la degustazione “su richiesta” non è ancora stata introdotta. E le campagne di test regolari sono una rarità.
De gustibus (non) dispuntandum est
Malgrado quello che pensavano i latini, sui gusti però si può discutere. E Weiser era curiosa di scoprire cosa pensano dei pomodori parenti, amici e colleghi. Per lei una cosa è certa: “Compro ciò che ha un buon sapore. Nel mio caso, ciò significa pomodori piccoli e dolci. Quindi il mio senso del gusto è in linea con il mainstream, con i risultati del congresso e, in larga misura, con la mia ricerca di mercato”.
Ma ci sono state anche risposte che hanno sorpreso. Ad esempio: “Sinceramente non faccio caso a nulla”. Oppure: “Sono piuttosto indifferente” o “I pomodori del supermercato sono alquanto insipidi”.
Un vero peccato che i consumatori sembrino scontenti o rassegnati. Con una ulteriore conferma: spesso i consumatori non sanno quale prodotto vogliono acquistare e su cosa dovrebbero – o potrebbero – fare attenzione.
Per non parlare di occasioni di consumo
Anche Lambert von Horen di Rabobank al Tomato Congress ha parlato del fatto che il 13% dei consumatori non sia nemmeno sicuro di aver comprato il pomodoro giusto per l’occasione giusta. Il che rappresenta un doppio colpo, non solo per il numero, ma anche per i consumatori e per la categoria.
È quindi necessario approfondire la conoscenza del pomodoro in tutta la sua diversità e dei consumatori, che non sono meno dsifferenti nelle loro preferenze. Questo è certamente diventato molto più facile nell’era dei social media.
Totale centralità del cliente
Glenn Sebregts di BelOrta, tra gli altri, ha mostrato come sia possibile utilizzare in modo versatile la pubblicità e la comunicazione, la diffusione di informazioni, i partenariati tra le organizzazioni di produttori e, ad esempio, i produttori di piatti di pasta al pomodoro, nonché la superficie di proiezione degli imballaggi. Ha citato il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, che ha parlato di una “totale centralità del cliente”, addirittura di una “ossessione”, per rivolgersi con successo ai consumatori e fidelizzarli.
All’inizio può sembrare un po’ estremo, ma quando le persone vengono avvicinate a livello personale, spesso tendono ad aprirsi di più. E una volta che ci hanno preso gusto, (quasi) nulla può andare storto. A patto che la qualità sia giusta. E allora – almeno così era convinto Lambert von Horen – non ci sarebbe bisogno di promozioni di prezzo, perché i consumatori sarebbero ben disposti a pagarle. Resta da vedere come e, soprattutto, quanto piacerà loro a lungo termine.
Fonte: Fruchthandel Magazin