Ci tocca competere anche con Serbia e Moldavia sulle mele, con Belgio e Olanda sulle pere. Sono anche questi gli effetti indesiderati della guerra che ha travolto l'Ucraina e che darà una scossa negativa al nostro export. Parola e pensiero di Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, in un'intervista al quotidiano economico Il Sole24Ore. Un ragionamento con numeri alla mano: 4 milioni di tonnellate di prodotti da Turchia, Egitto, Sudafrica e Sudamerica che destinati alla Russia stanno deviando percorso per collocarsi in altri mercati. Nonostante che ora la Russia cerchi di far cadere alcune barriere presenti fino a poche settimane fa.
Salvi (Fruitimprese): “Troppa offerta”
“È chiaro che se questa situazione di belligeranza e svalutazione del rublo persiste, i prodotti si riverseranno in Europa, causando una forte pressione“. Queste le parole di Salvi sulla prospettiva che in Europa arrivino sempre più prodotti da Paesi che hanno come canale di vendita la Russia. Si fa un esempio concreto: le mele. Nel 2019 erano 230mila le tonnellate dalla Bielorussia, 200mila quelle dalla Moldavia. Tanto prodotto che potrebbe trovare nuove rotte andando a disturbare quelle nazionali. Altro discorso per le pere dal Belgio e dall'Olanda che quest'anno, a parte la guerra, hanno avuto gioco facile per via dei problemi alla produzione e dei relativi alti costi della merce italiana.
Competitività a rischio con l'aumento dei fattori di produzione
Cresce l'aggressività di nuovi e vecchi concorrenti anche su prodotti dove l'Italia è leader di mercato. Con l'aumento dell'energia, dei fertilizzanti e altri fattori della produzione si rischia di perdere marginalità e soprattutto di essere meno competitivi in un mercato influenzato da fattori esterni. Nonostante il buon risultato dei 5,2 miliardi di export bisogna tenere alta l'attenzione. Spingere sui mercati esteri, la presenza del ministro Di Maio a Berlino è un segnale in tal senso. Anche se non manca, per esempio i grossisti, la richiesta di interventi sul mercato interno. Come quella avanzata da Valentino Di Pisa, presidente nazionale Fedagro, che ha chiesto un intervento sull'Iva per l'ortofrutta.
Al mercato di Verona si punta sull'export che tocca il 30%
E' andato bene il 2021 al Mercato di Verona che ha chiuso con un utile di 246mila euro, risultato considerato buono dall'assemblea dei soci che oggi ha approvato i conti all’unanimità. Vediamo qualche numero: fatturato complessivo stimato delle imprese concessionarie: 600 milioni. La movimentazione totale delle merci è pari a 430mila tonnellate. Interessante la percentuale dell'export che tocca il 30%, la destinazione Gdo tocca il 50%, il 15% è la destinazione grossisti mentre la percentuale del piccolo dettaglio resta ferma al 5%. La produzione locale commercializzata arriva al 10% mentre quella nazionale tocca il 65% e l'estero il 35%.
Al momento si sta lavorando ad un piano di sviluppo strutturale grazie alle risorse del Pnrr, in agenda gli investimenti su tracciabilità delle merci, osservatorio crediti ed e-commerce b2b. E naturalmente la promozione all'estero, per potenziare l'export.