"A novembre l’inflazione sale all'1,3%, tornando allo stesso livello del luglio scorso. La nuova accelerazione del ritmo di crescita dei prezzi al consumo riflette dinamiche inflazionistiche concentrate in alcuni settori. Si acuiscono le tensioni sui prezzi dei beni alimentari, che registrano un’accentuazione della loro crescita su base annua, e dei beni energetici, la cui spinta deflazionistica risulta fortemente ridimensionata. In accelerazione tendenziale sono anche i prezzi dei servizi relativi ai trasporti. A novembre, il tasso di crescita dei prezzi del carrello della spesa sale a +2,3% mentre l’inflazione di fondo si attesta a +1,9 per cento".
A dirlo è l'Istat, che in occasione della diffusione dei dati definitivi sui prezzi al consumo ha scattato una fotografia del carrello della spesa.
Ortofrutta nel mirino
Nel segmento dei beni alimentari non lavorati - ha specificato l'stat - le spinte al rialzo (dal 3,4 al 3,8%, +1,2 la crescita su base annua) sono imputabili ai vegetali freschi e refrigerati diversi dalle patate (da 9,4 al 10,1, +1,1 congiunturale), mentre la frutta fresca e refrigerata resta stabile (a +2,7%, +4,1% da ottobre).
Carrello quadruplicato
Di fronte a questo scenario non si è fatto attendere il commento di Unione Nazionale Consumatori: "Una gelata sul Natale. Questo autunno caldo sul fronte dei prezzi, dato che colpisce spese obbligate come i prodotti alimentari e il carrello della spesa, rischia di frenare, perlomeno per i ceti meno abbienti, i consumi di beni non necessari come quelli tipicamente natalizi".
"Purtroppo, infatti, non solo si è interrotto un andamento virtuoso che durava da 18 mesi, cioè da febbraio 2023, ma la cosa più allarmante è che il carrello della spesa ha preso il volo, quasi quadruplicando in appena tre mesi, da +0,6% di agosto a +2,3 di novembre. I prodotti alimentari - ha rilevato l'Unione - nello stesso periodo, sono decollati da +0,9 a +2,8%, ossia oltre tre volte".
Gli incrementi per settore merceologico
Entrando nel dettaglio delle rilevazioni Istat, emerge che a novembre 2024, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,1% su base mensile e aumenta dell’1,3% su base annua (da +0,9% del mese precedente); la stima preliminare era +1,4 per cento.
La risalita del tasso d’inflazione risente in primo luogo dell’accelerazione dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +3,9% a +7,4%) e dell’attenuarsi della flessione di quelli dei beni energetici non regolamentati (da -10,2% a -6,6%).
Un sostegno all’inflazione deriva inoltre dall’andamento dei prezzi dei beni alimentari, sia non lavorati (da +3,4% a +3,8%) sia lavorati (da +1,7% a +1,9%), dei servizi relativi ai trasporti (da +3,0% a +3,5%), dei beni non durevoli (da +0,9% a +1,4%) e, in misura minore, di quelli dei servizi relativi all’abitazione (da +2,3% a +2,5%) e dei servizi relativi alle comunicazioni (da +1,0% a +1,2%).
Nel mese di novembre l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera (da +1,8% a +1,9%), come anche quella al netto dei soli beni energetici (da +1,9% a +2%).
La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni registra un’inversione di tendenza portandosi su valori positivi (da -0,5% a +0,2%) e quella dei servizi accelera lievemente (da +2,7% a +2,8%). Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si riduce quindi, portandosi a +2,6 punti percentuali (dai +3,2 di ottobre).
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano su base tendenziale (da +2% a +2,3%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +1,0% a +1,6%).
La diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,2%) e a quelli dei beni durevoli (-0,6%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’incremento dei prezzi degli energetici regolamentati (+2,7%), degli alimentari non lavorati (+1,2%), degli alimentari lavorati, dei servizi relativi all’abitazione e dei beni non durevoli (tutti +0,3%).
L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +1,0% per l’indice generale e a +2% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) diminuisce dello 0,1% su base mensile e aumenta dell’1,5% su base annua (in accelerazione da +1,0% di ottobre); la stima preliminare era +1,6 per cento.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra una variazione nulla su base mensile e aumenta dell’1,2% su base annua.
Le città più colpite dall'inflazione
Ma quali sono le zone d'Italia più colpite dall'inflazione? La variazione percentuale sui 12 mesi è più alta di quella nazionale nelle regioni del centro (da +1,1% di ottobre a +1,4%) e in quelle del nord-est (da +1,0% a +1,4%), è pari nel sud (da +0,8%) e nel nord-ovest (da +0,7%), mentre risulta inferiore nelle Isole (da +1,0% a +1,1%).
Tra i capoluoghi con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva a Bolzano (+2,1%) e a Roma e Genova (entrambe a +2%), mentre le più contenute si hanno ad Aosta (+0,8%) e a Livorno e Modena (entrambe a +0,7%).