Women4AgroInnovation

11 aprile 2025

La filiera cresce con robot, sensori ed economia circolare

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Manca la manodopera, soprattutto professionale, i cambiamenti climatici mettono a rischio le colture, la concorrenza globale riduce i margini e bisogna risparmiare e adeguarsi alle nuove regole del Green Deal e ai principi dell'economia circolare. In estrema sintesi: tanto lavoro da fare, ma la tecnologia aiuta a risolvere in parte queste criticità e offre soluzioni in campo e fuori con ripercussioni che rimbalzano nel reparto ortofrutta. 

Di questa rivoluzione tecnologia, ci sono già digital farm con i robot che sostituiscono l'uomo, myfruit.it ne ha parlato con Francesca Valenti docente di meccanica e ingegneria agraria nell'ateneo di Bologna e relatrice al convegno che si terrà durante Macfrut a Rimini.  L’appuntamento è organizzato nell’ambito del progetto CAP4AgroInnovation – Agrifood Edition, co-finanziato dall’Unione europea.

Il lavoro manuale in via di estinzione, avanti macchine e sensori

"Stiamo partecipando a una rivoluzione tecnologica in campo agricolo dove fino a pochi anni fa erano prevalenti le pratiche manuali - sottolinea la docente - Oggi siamo al centro di una trasformazione  che coinvolge tutte le fasi della filiera ortofrutticola: dalla gestione del suolo e delle colture diverse alla raccolta e post raccolta per arrivare alla logistica". 

Innovazione tecnologica, soprattutto digitale: "L'agricoltura  4.0 è al centro di questa trasformazione con i droni, i sensori e la IA. Con questi strumenti riusciamo a monitorare  lo stato fisiologico in real team delle piante, ottimizzare irrigazione e fertilizzazione riducendo così gli input ovvero meno spreco di risorse idriche e fitosanitarie".  Questi dispositivi permettono anche di "ridurre le fitopatie per avere più resa e più qualità del prodotto". 

Macchine mobili intelligenti

E' importante il software che permette di analizzare in tempi veloci una gran quantità di dati, ma pure l'hardware con le macchine: "Oggi quelle agricole sono sempre più intelligenti, sono diventate  piattaforme  tecnologiche mobili che garantiscono  l'interoperatività con le attrezzature. Un dato fondamentale perché  garantiamo una comunicazione tra trattori e attrezzature e quindi la gestione centralizzata delle operazioni in campo". 

Un esempio concreto? Il diserbo a cura dei robot che grazie alla mappe incorporate riescono a riconoscere le erbacee dalle piante e questa operazione può essere controllata a distanza dal computer aziendale. Si risponde al problema della mancanza di manodopera, si risparmiano risorse economiche e chimiche del diserbo tradizionale

Il potere del digitale 

"Digitalizzare significa tracciare tutte le fasi, prevedere tutte le criticità e valorizzare gli scarti in modo da far si che non rappresentino più un costo, ma  da problema diventino una risorsa attraverso la valorizzazione dei sottoprodotti come i frutti danneggiati o i residui di potatura. Prima rappresentavano una spesa per via dello smaltimento ma ora in ottica di circolarità diventano un'opportunità energetica".  Riepilogando: la digitalizzazione semplifica le conoscenze e permette di ottimizzare i processi di valorizzazione degli scarti

Il biogas dagli scarti

"Gli scarti vengono valorizzati con la digestione anaerobica e la produzione di biogas (energia e calore in cogenerazione) e di biometano con l'upgrade". Significa che si può arrivare ad azzerare, nelle aziende più virtuose, la bolletta energetica. Una voce di costo importante in meno nel bilancio aziendale e un contributo alla transizione energetica con la riduzione delle emissioni nocive.

Gli interventi devono essere ben dimensionati

Il dato interessante della riflessione scientifica di Valenti è l'ottimismo sul contributo dell'agricoltura 4.0  e dell'agro energia alla sostenibilità del comparto ortofrutticolo ma con visione critica su alcune politiche che vanno ben dimensionate rispetto al livello aziendale e territoriale

"La tecnologia con gli strumenti più avanzati ci permette di mappare i terreni e valutare la sostenibilità di un intervento dedicato alla trasformazione degli scarti in energia. Con l' analisi territoriale e spaziale si può mappare la disponibilità delle biomasse e capire se gli impianti sono idonei. C'è stata una proliferazione di progetti  in questi anni e non tutti sostenibili. A volte  perché troppo lontani dai centri di valorizzazione degli scarti. Se vado a identificare una nuova area  questa non deve essere distante dalla fonte".

"Bisogna valutare l'effettiva disponibilità offerta dal territorio, creare un network tra i diversi operatori per il conferimento in un unico impianto. Se si è lontani  si vanifica  la sostenibilità del progetto". Il paradosso di risparmiare energia con l'auto produzione e sprecarla con la logistica

Si deve tornare al territorio: "Si parte dagli  scarti per tornare al territorio, con questi si producono gli  ammendanti da reintrodurre nel terreno per esempio. Il digestato  è un prodotto che torna al terreno  e oggi  con le nuove tecnologie si può recuperare anche l'acqua. Un gran risultato perché si può utilizzare come risorsa idrica per l'irrigazione. Abbiamo così water, energy and food  recuperati dagli scarti e in modo sempre più ottimale grazie alle ultime tecnologie digitali". 

Tutto torna e ritorna secondo i principi dell'economia circolare. Il tema è ampio, per saperne  di più si può partecipare all'evento che si terrà a Macfrut. Ci si può iscrivere cliccando sul link

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