L’Italia è il primo produttore mondiale di carciofi, seguito dalla Spagna, che invece ci supera nell’export, nonché uno dei principali paesi consumatori. Molte le tipologie, nonché le varietà, con tre regioni che rappresentano i distretti più importanti dediti a questa coltivazione ortiva: la Puglia, soprattutto nelle provincie di Foggia e Taranto, la Sicilia, in special modo nella provincia di Caltanissetta e, infine, la Sardegna, leader in Italia quanto a superficie coltivata e produzione.
Proprio con i due interlocutori sardi che abbiamo intervistato, Mario Delsogus di Villasor e Silvio Manno di La Collettiva abbiamo approfondito la diversa geografia del consumo di carciofi in Italia che, sostanzialmente, dipende dalla presenza o meno di spine: «Noi vendiamo principalmente da Roma in su» ci ha detto Delsogus di Villasor, specializzato nelle tipologie con spine. Dove? «Soprattutto i mercati all’ingrosso di Milano, Genova, Torino per esempio». Il carciofo Terom, ovoidale e praticamente senza spine se non nella parte terminale, invece, viene commercializzato soprattutto in Veneto e invece non ha mercato a Bologna.
La conferma ci arriva anche da Manno di La Collettiva, cooperativa specializzata invece nei carciofi senza spine: «Il nostro mercato di riferimento è quello all’ingrosso di Roma, poi Fondi, Firenze, Verona». Se volessimo tracciare una sorta di mappa?«Diciamo che il Nord-Ovest ama i carciofi con le spine, mentre il Nord-Est senza. Anche il Centro richiede maggiormente carciofi senza spine. Poi ci sono piazze particolari come Parma o Rimini che invece vogliono quelli con le spine. Sud e Isole hanno dinamiche differenti e troviamo la presenza sostanzialmente di entrambi»