Il settore agroalimentare risponde con efficienza e si adatta alle nuove circostanze determinate dal coronavirus, comprese le nuove dinamiche logistiche e la domanda in rapida evoluzione. E' quanto emerge dal report “Short-term outlook”, ossia l'ultima relazione di prospettiva a breve termine per i mercati agricoli dell'Ue, pubblicata il 20 aprile dalla Commissione europea.
Lo scenario delineato è, in sintesi, il seguente: a causa del lockdown, in Europa, e più in generale nel mondo, la domanda di alimenti è cambiata. Da un lato la chiusura del canale Horeca ha generato riduzioni significative dei consumi dei prodotti di alto valore, come tagli di carne di qualità, vino e formaggi pregiati. Dall'altro gli alimenti di base, quali pasta, riso, farina, frutta e verdura sono stati maggiormente richiesti, beneficiando del passaggio a un maggiore consumo domestico.
Per quanto riguarda il settore ortofrutticolo, la domanda Ue di mele fresche è in aumento grazie al consumo interno. Si stima tuttavia che la produzione europea, nella stagione 2019-20, sarà inferiore rispetto a quella dell'anno precedente. L‘impatto dell'emergenza coronavirus sulle arance, invece, sarà limitato, poiché la stagione della raccolta sta per concludersi. In generale, la prevista riduzione delle importazioni di frutti tropicali deperibili a causa delle limitazioni del trasporto aereo di merci, potrebbe far crescere la domanda di frutta prodotta in Europa. Quanto ai prodotti trasformati, i consumi dovrebbero diminuire: le composte di mele sono normalmente servite nelle scuole, così com sidro e succhi vengono principalmente consumato tramite canale Horeca. Vediamo nel dettaglio l'impatto su mele e arance, con un breve cenno anche all'olio di oliva.
Cresce la domanda interna di mele, diminuisce l'export
Mentre la produzione stimata di mele prodotte in Ue nell'attuale campagna è inferiore del 10% rispetto alla media degli ultimi cinque anni (10,8 milioni di tonnellate), cresce la domanda (+9%), grazie alle maggiori vendite al dettaglio guidate dall'aumento dei consumi domestici.
Quanto alle esportazioni, durante i primi sei mesi della stagione 2019-20, si è registrato un incremento del 5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Tuttavia, si prevede che le esportazioni diminuiranno entro la fine della campagna (-34% rispetto alla media degli ultimi 5 anni) per numerosi motivi, ossia l'aumento della domanda europea, le produzioni inferiori e la difficoltà a raggiungere alcuni mercati di esportazione (per esempio l'India).
Trainate da scorte elevate, dovrebbero invece aumentare rispetto alla media degli ultimi cinque anni (+ 14%) le esportazioni dell'Ue di mele trasformate. Ma saranno comunque inferiori (si stima del -19%) rispetto al record dello scorso anno.
Il coronavirus risparmia le arance
La pandemia avrà un impatto limitato sulle arance, poiché sta terminando ora il raccolto delle varietà tardive. Nel merito, si prevede che la produzione di arance per la campagna in corso raggiungerà i 6,2 milioni di tonnellate, il che significa il 5% in meno rispetto all'anno precedente. Poiché ritenuto un alimento sano, la domanda di arance cresce, sia in termini di arance fresche, sia per quanto riguarda i succhi, il che ha generato due effetti: l'aumento dei prezzi sia a livello globale, sia a livello europeo e l'aumento delle vendite al dettaglio. Quest'ultimo dovrebbe essere maggiore del calo dei consumi del canale Horeca.
Sono invece diminuite in maniera significativa, a marzo 2020, le esportazioni da parte dell'Ue: -13% su base annua, principalmente a causa della difficoltà di raggiungere la Cina. L'export tra ottobre e marzo rimane comunque simile a quello dell'anno precedente, il che fa supporre che i volumi potrebbero presto riprendersi anche se, la riduzione dell'offerta da parte dell'Ue, unita alla forte domanda interna e alle possibili interruzioni logistiche, potrebbe tuttavia portare a un calo dell'export del prodotto fresco e di quello trasformato di circa il 5%.
Quanto alle importazioni da parte dell'Ue, sono inferiori di circa il 20% rispetto all'anno precedente ma, spinto dalla forte domanda, il divario si sarebbe ridotto negli ultimi mesi. Inoltre, in Sudafrica, principale importatore delle arance fresche in Europa, si prevede un ottimo raccolto nelle prossime settimane. Pertanto, nonostante le possibili interruzioni logistiche per le importazioni di arance fresche dal Sudafrica e di succo d'arancia e concentrati di succo dal Brasile, le previsioni permangono stabili.
Olio di oliva, aumentano le vendite, cala la produzione
La produzione europea di olio d'oliva nella stagione 2019-20 si è avvicinata a 2 milioni di tonnellate, registrando un calo del 15% rispetto allo scorso anno. La contrazione della produzione in Spagna (-35%) non sarà completamente compensata, nonostante la produzione più che raddoppiata in Italia e il recupero di Grecia (+ 43%) e Portogallo (+ 30%). A causa delle scorte significative, la disponibilità complessiva rimane comunque elevata (+12% rispetto alla media degli ultimi cinque anni), il che ha evidenti ricadute sui prezzi. Causa confinamento forzato, sono aumentate le vendite al dettaglio dell'olio d'oliva, soprattutto nei paesi produttori il che, complici i prezzi bassi di cui sopra, dovrebbe portare a una ripresa dei consumi (si stima un +13%). Va infatti detto che le vendite al dettaglio e le vendite dirette nell'azienda agricola rappresentano circa l'85% del consumo totale annuo e pertanto, la chiusura del canale Horeca, non rappresenta un ostacolo ai consumi. Quanto all'export, fino a febbraio 2020 ha continuato a crescere in volume (+ 9% su base annua), mentre è diminuito di valore (-8%).