Il settore agroalimentare italiano perde un potenziale di nove miliardi di export ogni anno (che corrispondono al 10% della perdita complessiva stimata per l’Italia) per via dei ritardi nella logistica. A dirlo è lo studio Infrastrutture, intermodalità e innovazione realizzato dal Centro studi Divulga. Centro che analizza le dinamiche di produzione e consumo, i trend economici e politici, gli orientamenti sociali e culturali dei singoli Paesi.
Il danno complessivo è di 93 miliardi
Secondo lo studio, in Italia, sono 93 i miliardi persi in mancate esportazioni, il che significa il 15% dell’export nazionale. Ma a soffrire è in modo particolare il food made in Italy, il quale nel 2022 è riuscito a raggiunge il valore record di 60,7 miliardi di esportazioni dopo una crescita che, in dieci anni, ha visto aumentare il valore dei prodotti italiani sui mercati esteri dell’80 per cento. Secondo alcune stime e proiezioni, questo trend dovrebbe continuare anche nel corso del 2023.
I ritardi della logistica
Secondo lo studio, a pesare è il ritardo nella realizzazione delle infrastrutture per il trasporto e la logistica delle merci. Un ritardo che, secondo gli analisti, porrebbe l’Italia in una posizione di svantaggio ai Paesi competitor.
“La disponibilità di infrastrutture all’avanguardia è cruciale soprattutto per il settore agroalimentare – sottolinea lo studio – Sia per l’alta deperibilità dei prodotti, ma anche per l’elevata capillarità del tessuto produttivo agricolo”.
In effetti, per il trasporto merci l’Italia ricorre in primis al trasporto su gomma, che viene impiegato per movimentare l’87% dei beni. Una percentuale superiore di dieci punti percentuali rispetto alla media dell’Unione europea, che si attesta al 77 per cento.
E, pertanto, fatta eccezione per i Paesi con una superficie inferiore ai 100mila chilometri quadrati, l’Italia si colloca tra i primi posti in Europa, subito dopo Grecia, Spagna, Francia, ma è davanti a Polonia, Germania, Finlandia, Svezia, Bulgaria, Romania.
La carenza infrastrutturale riguarda riguarda soprattutto la rete ferroviaria, ma anche quella marittima: le merci trasportate con i treni sono solo il 13%, contro la media europea del 17 per cento. E poi mancano l’integrazione e l’intermodalità.