11 aprile 2024

Logistica, preoccupa anche il Golfo Persico

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I conflitti bellici ostacolano ancora la logistica delle merci. Questa volta a essere a rischio è la navigazione nel Golfo Persico.

Il Golfo Persico preoccupa

Dopo il Mar Rosso, il cui accesso alle navi cargo è pesantemente complicato dagli attacchi degli Houthi yemeniti, l’ampliamento del conflitto in Medio Oriente potrebbe mettere a rischio anche il Golfo Persico.
A porre l’attenzione su questo aspetto è stato Alireza Tangsiri, comandante della Marina delle guardia rivoluzionaria iraniana, che ieri (10 aprile) ha fatto intendere la possibilità, da parte dell’Iran, di chiudere lo stretto di Hormuz.

Va detto che, rispetto al Mar Rosso, il traffico delle portacontainer, e dunque delle merci, nel Golfo Persico non è pesante. Si tratta però di un bacino fondamentale per l’approvvigionamento dei combustibili fossili, tanto che quotidianamente viene attraversato da navi petroliere che trasportano circa 20 milioni di barili di petrolio o altri prodotti petroliferi al giorno. La sua chiusura, quindi, causerebbe una grave crisi energetica anche in Europa.

Suez prima e dopo la guerra

Poco prima dell’inizio della guerra in Medio Oriente il Canale di Suez ha registrato il suo record di sempre, 25.887 navi passate nel 2023, il che significa +10,5% rispetto all’anno precedente e 9,4 miliardi di introiti per l’Egitto nell’anno fiscale luglio 2022 – giugno 2023.

Se si confronta il primo trimestre 2023 con quello del 2024 gli effetti delle tensioni sul Mar Rosso sono evidenti: 68 navi al giorno contro le attuali 41. Inoltre sono 670 le containership che hanno scelto il rerouting sul Capo di Buona Speranza, 372 (-66% anno su anno) quelle che invece hanno attraversato Suez.

Il traffico è evidentemente perturbato: come ha più volte riferito myfruit.it l’impatto sui noli su base annuale (marzo 2023-marzo 2024) è dell’86 per cento.

Per via della siccità anche Panama è in difficoltà: il Canale registra infatti un decremento del 40% rispetto al suo massimo picco e i giorni di ritardo hanno effetti anche sui porti italiani, per i quali nel 2023 (vs 2022) si regista un lieve calo del 2,9 per cento.

E’ il futuro a essere incerto: nel breve termine le navi potrebbero scegliere di non entrare più nel Mediterraneo, preferendo i porti del Nord-Europa. Le ricadute sulla logistica, soprattutto dei prodotti freschi, sono evidenti: oltre ai costi di percorrenza più alti, a preoccupare è il viaggio, sempre più lungo.

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