Il nuovo decreto flussi varato dal governo prevede alcune novità che avranno ricadute dirette sul settore agricolo.
Fin da subito è infatti autorizzato l’arrivo di 40mila lavoratori in più che prenderanno posto in due settori strategici per l’Italia, ossia l’agricoltura e il turismo. Poi, seguendo un inedito piano triennale arriveranno, da qui al 2025, altri 452mila operatori.
Questi ultimi saranno destinati ai più disparati settori: in Italia serve manodopera nel settore agroalimentare, ma occorrono anche idraulici, elettricisti, autisti, assistenti sociosanitari, addetti alle telecomunicazioni e alla cantieristica navale, oltre a badanti, operatori edili, lavoratori stagionali per l’agricoltura, il turismo, l’alberghiero.
Arrivi a breve
I 40mila lavoratori stranieri attesi per coprire il fabbisogno di manodopera in Italia si andranno a sommare agli 82mila già previsti dall’ultimo decreto varato all’inizio del 2023. Con questa operazione il decreto flussi intende rispondere, perlomeno in parte, alle 240mila domande presentate nel click-day del marzo scorso, due terzi delle quali rimaste senza risposta. Cifre importanti, ma che corrispondono a circa la metà rispetto del fabbisogno di 883mila unità richieste dagli imprenditori e dagli operatori economici italiani.
La new entry è la programmazione triennale
Il nuovo decreto flussi porta con sé però una novità, ossia la programmazione triennale degli ingressi. Non si tratta quindi di un provvedimento transitorio, ma di una pianificazione su tre anni che consentirà anche la formazione degli operatori nei Paesi d’origine. “Dando seguito all’analisi dei fabbisogni delle realtà produttive del Paese emersi nel confronto con le associazioni datoriali e sindacali – spiega una nota del governo – si introduce la logica incrementale delle quote e si riduce in modo progressivo il divario tra flussi di ingresso e fabbisogni del mercato del lavoro, in modo coerente con la capacità di accoglienza e d’inserimento dei lavoratori stranieri nelle comunità locali”.
Non solo agri
Agricoltura e turismo sono gli ambiti in cui il governo ha deciso di riservare specifiche quote per gli immigrati provenienti da Paesi di origine o di transito che sottoscrivono accordi per facilitare la migrazione regolare e contrastare quella irregolare. Dovranno richiedere nullaosta per lavoro stagionale, anche pluriennale, le istanze saranno presentate dalle organizzazioni di lavoro maggiormente rappresentative a livello nazionale. “Le organizzazioni – sottolinea il governo – assumeranno l’impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori fino alla effettiva sottoscrizione dei contratti di lavoro, comprese le comunicazioni obbligatorie”.
Codiretti: “Una risposta importante”
“L’overbooking delle domande di ingresso per lavoro stagionale agricolo che hanno di gran lunga superato le disponibilità del primo decreto del consiglio dei ministri emanato viene quindi superato grazie alle nuove disposizioni introdotte dal governo con il Dl 20/2023 e all’attenzione posta sulla criticità della situazione dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Elvira Calderone e degli Interni Matteo Piantedosi– ha affermato Coldiretti – Una risposta importante con le grandi campagne di raccolta estive di frutta e verdura in atto e nell’imminenza anche della stagione della vendemmia con la necessità di assicurare certezze alle imprese sulla effettiva disponibilità di manodopera. La pubblicazione del decreto flussi aggiuntivo, sia immediata con la concessione delle relative quote partendo dalle domande già presentate dalle associazioni firmatarie del protocollo del 3 agosto 2022”.
“In Italia – ha sottolineato Coldiretti – un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358mila lavoratori provenienti da 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle fornendo più del 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il dossier Idos. I lavoratori stranieri occupati in agricoltura sono per la maggior parte provenienti da Romania, Marocco, India e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po’ tutte le nazionalità. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli. Ma cresce anche la presenza di stranieri alla guida delle imprese agricole con quasi 17mila titolari di nazionalità diversa da quella italiana”.