Causa crisi Mar Rosso, continuano a salire i noli dei container. Secondo l’ultima rilevazione di Drewry (di ieri 18 gennaio), i noli medi spot del trasporto marittimo hanno superato i seimila dollari tra Shanghai e Genova e i cinquemila tra Shanghai e Rotterdam.
Crescita a doppia cifra
Con un importo di 6.282 dollari, il costo per un container da 40 piedi tra Shanghai e Genova è aumentato del 21% rispetto a una settimana fa.
Se si considera il trend annuale, sia per Genova, sia per Rotterdam, i noli da Shanghai sono più che raddoppiati: rispettivamente l’aumento è del 126 e del 174 per cento.
Porti italiani a rischio
Buona parte della crescita delle tariffe può dipendere dal dirottamento delle navi da Suez a Buona Speranza, il che comporta un aumento dei costi per i porti del Mediterraneo rispetto a quelli Nord.
A riassumere la situazione è Maersk, che spiega: “La circumnavigazione dell’Africa potrebbe durare almeno alcuni mesi, causando interruzioni della catena di approvvigionamenti”.
Le altre rotte
Anche gli Stati Uniti sono interessati dai noli al rialzo. Tra Shanghai e Los Angeles si registra un incremento settimanale del 38% (pari a 3.860 dollari) e tra Shanghai e New York +35% (pari a 5.644 dollari).
Su quest’ultima rotta pesano anche i limiti imposti al transito nel Canale di Panama a causa della siccità, di cui myfruit.it aveva già riferito.
Le uniche due rotte controtendenza sono quelle tra Rotterdam e New York, con il nolo stabile a circa 1.500 dollari e tra Los Angeles e Shanghai, unica rotta al ribasso:762 dollari, pari al -1 per cento.
Cso Italy: “Pronto ripristino della rotta, i danni crescono”
Anche Cso Italy, dando voce ai propri associati, rilancia l’allarme per la situazione che si è andata a creare con il blocco del Canale di Suez.
Per cogliere l’entità del danno, è sufficiente considerare che per evitare il Canale di Suez e pertanto circumnavigare l’Africa, la tratta subisce un allungamento dei tempi di circa 20 giorni, il che concorre a un aumento dei costi stimabile fino a 1.500 dollari per container, che si traducono sul prodotto in un aumento di oltre 0,10 euro/chilo. Si lede così la competitività dell’ortofrutta italiana su quei mercati.
Come aveva riferito ieri myfruit.it, un’altra conseguenza del blocco riguarda il surplus di offerta sul mercato interno: Cso Italy ricorda che i Paesi dell’Unione europea inviano verso il Medio e l’Estremo Oriente circa 1,4 milioni di tonnellate di ortofrutta all’anno.
“Oggi, sulla base della stagionalità dei prodotti ortofrutticoli, sono interessati dal blocco di Suez principalmente mele, kiwi e agrumi – sottolinea Elisa Macchi, direttore di Cso Italy – Ma se questa situazione dovesse permanere saranno coinvolti anche altri prodotti, per esempio uva da tavola e susine, in particolare verso i mercati del Medio Oriente”.