20 marzo 2020

Mercuri: “Carenza manodopera, fare presto”

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“La filiera agricola è una di quelle che non può fermarsi in questa situazione di emergenza, ma non possiamo tacere il fatto che i problemi, in campagna come negli stabilimenti produttivi, stiano aumentando di giorno in giorno, rendendo sempre più arduo riuscire a garantire ancora a lungo ai cittadini una assoluta continuità nella fornitura di cibo”. A dirlo è Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza cooperative agroalimentari, che con le sue 5.000 imprese associate, detiene il 25% del fatturato alimentare del paese.

Il primo grande problema è relativo alla mancanza di disponibilità manodopera. “Abbiamo assistito in queste settimane – spiega Mercuri – ad una partenza di lavoratori Ue ed extraUe: non c'è personale adesso che accetti di venire a lavorare nel nostro Paese. Pesantissime sono le ripercussioni sulle produzioni attualmente in campo, come gli asparagi – per i quali mancano all'appello migliaia di lavoratori – ma sono a rischio tutte le produzioni primaverili, a partire dalle fragole, che si avvicenderanno nelle prossime settimane nelle varie regioni d'Italia”.

“Nel Decreto cura Italia approntato dal governo per l'emergenza – prosegue Mercuri – non sono stati introdotti strumenti straordinari di flessibilità e semplificazione nella ricerca della manodopera. Stiamo in queste ora lavorando con il ministero delle Politiche agricole per individuare soluzioni al problema: una proposta potrebbe essere quella di prolungare i permessi di soggiorno per i lavoratori extracomunitari oppure la possibilità di impiegare in campagna, nella congiuntura di emergenza, i cittadini idonei ai quali viene attualmente erogato il reddito di cittadinanza. Per garantire più personale alle nostre cooperative associate, abbiamo anche richiesto di estendere gli istituti della codatorialità e del distacco ai rapporti tra socio e cooperativa per aiutare a rafforzare la continuità produttiva, garantendo più personale nelle nostre imprese in questa fase delicata”.

Le regole introdotte dal Governo per contrastare la diffusione Covid-19 in relazione alla sicurezza sui posti di lavoro e dei lavoratori – dotazioni strumentali, varianti organizzative, sanificazione dei locali, sicurezza linee di lavorazione – stanno inoltre generando, ammonisce il presidente Mercuri, “carichi di responsabilità e non poco stress psicologico alle nostre aziende, che sentono in primo luogo il dovere di tutelare i propri dipendenti. Possiamo già stimare un aumento dei costi sostenuti nei centri di lavorazione e nei magazzini nell'ordine di un +20%, che potrebbe incidere anche sul costo complessivo del prodotto, pur se di pochi centesimi”.

Intanto, restano i problemi legati all'export. “Nonostante gli appelli della Commissione europea a una libera circolazione delle merci, permangono i problemi logistici legati alle consegne degli ordinativi con l'autotrasporto: ci sono in direzione di alcuni Paesi come Polonia, Romania, Austria, Croazia, Slovenia e Serbia, controlli e persino divieti di transito dei camion, che determinano nell'ipotesi migliore gravi ritardi e costi aggiuntivi ingiustificati. Si tratta, nella quasi totalità dei casi, di prodotti destinati all'export e non riassorbili dal consumo interno”, conclude Mercuri.

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