Le tecnologie del futuro – e i cambi di posizione dell’Ue – sono al centro dell’ultimo editoriale di Michael Schotten su Fruchthandel Magazin.
In Germania, e in Europa in generale, tutte le controverse questioni politiche sono state riproposte poco prima della pausa estiva, inizia Schotten. La Corte Costituzionale Federale, per esempio, ha appena scongiurato con una sentenza d’urgenza un frettoloso lavoro politico sulla legge sul riscaldamento.
“Il processo di formazione della volontà politica è stato messo in pericolo”, è l’allarme. È infatti difficile immaginare che nell’Ue, che tende a caratterizzarsi per un eccesso di regolamentazione burocratica e da difficili processi decisionali, si possano prendere decisioni affrettate.
Nel settore agricolo comunitario stanno per essere prese decisioni fondamentali che avranno un impatto determinante sul futuro del settore ortofrutticolo europeo. Si va dalla regolamentazione elementare della protezione delle piante alla revisione della legge europea sull’ingegneria genetica, fino a un nuovo tentativo di proteggere il suolo nell’Ue e a un regolamento vincolante per evitare gli sprechi alimentari.
Tabella di marcia realistica?
Intanto, è necessario un foglio informativo per non confondersi, commenta Schotten: “I pesticidi dovranno essere ridotti del 50% entro il 2030, i rifiuti alimentari dovranno essere ridotti del 30% entro quella data e il 100% dei suoli dovrà essere sano entro la metà del secolo. Questo perché attualmente il 60-70% è classificato come non sano dalla Corte dei Conti europea. Ma la tabella di marcia è realistica?”.
Se lo spreco alimentare è soprattutto un compito della società nel suo complesso – dopo tutto, la maggior parte del cibo si deteriora a casa – gli altri problemi sono vere e proprie questioni di destino per il settore agricolo.
Per quanto riguarda la garanzia di suoli sani, i critici dell’Unione europea sostengono che il crescente “land grabbing” debba essere arginato da Bruxelles prima di incolpare i produttori.
Rispetto l’uso di prodotti fitosanitari, essi lamentano che questi non solo stanno diventando sempre meno disponibili, ma anche sempre più inefficaci. Ma queste obiezioni vengono ascoltate a Bruxelles? Non sempre si ha questa impressione.
Secondo l’ultima valutazione d’impatto della Commissione europea, nonostante i molteplici avvertimenti basati sui fatti, la riduzione dell’uso di agenti chimici in particolare non rappresenta un grosso problema per la sicurezza alimentare. Secondo lo studio, non ancora pubblicato, solo i viticoltori, i coltivatori di luppolo e i coltivatori di pomodori dovrebbero subire maggiori perdite di resa. A questo si è aggiunta l’osservazione che gli Stati membri potrebbero comunque stabilire le proprie priorità e che tutto dovrebbe essere inteso più come un processo.
Dare mano libera o liberarsi delle responsabilità?
E ciò che suona come “dare mano libera” potrebbe invece essere interpretato come “liberarsi delle responsabilità”. Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, si può solo obiettare al vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans: “È possibile che la sicurezza alimentare complessiva non sia minacciata. È già abbastanza grave per i produttori interessati. Ma se gli scaffali dei pomodori al supermercato rimangono vuoti per molto tempo, se i prezzi di birra e vino salgono alle stelle, i consumatori si faranno sentire”.
Tutto questo non è successo da un giorno all’altro. Per troppo tempo l’Ue non ha investito politicamente ed economicamente nelle tecnologie del futuro. La tardiva svolta sui nuovi metodi di riproduzione genetica, se di questo si tratta, ne è un buon esempio. Forse ci si sta finalmente rendendo conto che la trasformazione ecologica dell’agricoltura può essere realizzata solo con l’aiuto di laboratori ad alta tecnologia e dipartimenti informatici.
Fonte: Fruchthandel