Negli ultimi due anni l’agricoltura 4.0 è decollata: in Italia il mercato è arrivato a 1,6 miliardi nel corso del 2021 (+23% sul 2020). A dirlo sono i dati diffusi dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, i quali mostrano come sia in atto, nel settore agricolo, una vera e propria rivoluzione tecnologica e digitale.
Ortofrutta e big-data
Nel segmento ortofrutta l’innovazione tecnologica abbraccia diversi ambiti, dalla preparazione del terreno fino al post raccolta: controllo gps per le lavorazioni del pieno campo, tecnologie laser per il livellamento dei terreni, droni per le semine, il controllo dei campi e per gli interventi mirati con i fitofarmaci trattori e attrezzature che si muovono in autonomia. Sono solo alcuni esempi della rivoluzione 4.0 in atto, a cui si aggiungono i fruttometri che rilevano gli stadi di accrescimento del diametro dei frutti, dispositivi elettronici per valutare lo stadio di maturazione prima e dopo la raccolta, macchine calibratrici e selezionatrici dei frutti che si basano sulle dimensioni, ma anche sulle proprietà fisiche-qualitative del frutto.
A essere digitalizzata è anche la gestione amministrativa: la dematerializzazione dei documenti ha preso avvio, lascia il posto ai supporti digitali per le pratiche tecniche e amministrative.
E poi ci sono le soluzioni ad alto concentrato di tecnologia e digitalizzazione per l'autoproduzione. Un esempio è Horto Professional, la serra idroponica della start up innovativa Tomatopiù dedicata alla produzione industriale.
“Produrre verdure oggi è facile come fare un caffè”, sottolinea a myfruit.it l'ideatore Daniele Rossi.
Produrre verdure è facile come fare un caffè
Si tratta di un sistema di coltivazione indoor – in un container per la precisione – completamente automatizzato che permette di coltivare in automatico fino a 24mila cialde, ossia un substrato naturale con semi di baby leaf, germogli, erbe, verdure a foglia, germogli. Si possono coltivare anche funghi.
Per funzionare richiede l’allacciamento alla corrente elettrica e all’acqua e può essere collocato ovunque, perché oltretutto non soffre le temperature: da -30 a 50 gradi non il sistema non soffre.
Il sistema è modulare e personalizzabile e comporta un investimento tra i 50 e i 150mila euro.
Come funziona
Basta inserire nelle vasche le cialde compostabili e avviare il programma di coltivazione precaricato o personalizzato. Ogni serra contiene fino a 30 vasche di coltivazione con irrigazione indipendente, per un totale di oltre 67 metri quadrati coltivabili.
Grazie al microclima controllato, l’aria filtrata e i materiali utilizzati, non è necessario il ricorso alla chimica. I consumi sono contenuti: a pieno carico 6,5 Kwh (medi su 24 ore) e circa tremila litri di acqua al mese.
Dimensioni esterne, altezza dei piani di coltivazione e numero di vasche di coltivazione sono modificabili secondo le esigenze.
In regia Michele, il software intelligente
Il processo di crescita è interamente gestito da Michele, il software evoluto che gestisce in autonomia i tempi, ricrea i cicli naturali di giorno e notte, regola le condizioni di umidità e temperatura e la quantità di acqua e nutrienti ideali a seconda della varietà che si sta coltivando.
“Se le verdure sono pronte, ma la raccolta deve essere ritardata – specifica Rossi – Michele mantiene i prodotti freschi e in condizioni ottimali. Con Michele la gestione delle serre richiede un basso coinvolgimento dell’utente e non necessita di personale specializzato”.
I vantaggi
“Sono due i principali vantaggi – spiega Daniele Rossi – produttività e qualità tutto l’anno. Con Horto Professional si possono produrre verdure diverse per ogni ciclo di produzione con tempi di raccolta certi e senza imprevisti. Inoltre i tempi di crescita sono inferiori del 25% rispetto al pieno campo”.
Le serre-container possono inoltre essere personalizzate per qualsiasi tipo di produzione in qualsiasi componente, dai led alle strutture, alle schede elettroniche, al software alle altezze dei piani.
“Stiamo seguendo un programma con in Cnr di Catania che ci permette di stressare le piante con l'obiettivo di far loro assimilare più vitamine – riferisce – Un esempio per tutti il basilico ad alta concentrazione di vitamina B12”.
“Infine – conclude Rossi – Il sistema risponde alle caratteristiche dell’agricoltura 4.0, dando la possibilità del credito di imposta“.