Fruttivendoli e non solo

04 aprile 2025

Ortofrutta: il trend è servirla nei mercati

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Si può iniziare la mattina con un zumo di mango, passion fruit o fragola sorseggiato direttamente al mercato, ma c'è pure la versione take away per chi ha fretta, e prima di uscire fare scorta di mele e altra frutta da passeggio oppure per l'ufficio. Si può fare un salto o pranzo o per la cena magari a base di pesce, innaffiata da un buon vino, e visto che si è ad un passo di banchi si prende un melone da associare agli spiedini di prosciutto iberico. 

Una classica dinamica di chi vive o soggiorna a Barcellona ed elegge La Boqueria - il mercato ortofrutticolo accessibile da La Rambla - a luogo allo stesso tempo  di approvvigionamento e consumo.  


Un binomio di successo nella capitale della Catalogna - dove i banchi di ortofrutta offrono tanta frutta trasformata - ma sempre più leva di cambiamento, spesso di sopravvivenza, per diversi mercati storici dove l'ortofrutta e altri generi alimentari non garantiscono più la reddittività di un tempo. Si sa che l'80 per cento degli acquisti agroalimentari, in Italia, passa da un supermercato. Ci sono, quindi,  nuove vie da aprire e strade da percorrere. Non mancano gli esempi anche nel nostro Paese. 

Albinelli di Modena: tortellini e ciliegie 

Nelle guide turistiche dedicate a Modena non manca l''indicazione del mercato coperto Albinelli, interessante dal punto di vista storico, costruito negli anni venti del Novecento in stile liberty, dove è possibile per il turista, ma pure per il modenese amante della tradizione, assaporare un fumante piatto di tortellini in brodo, o altre eccellenze della ricca cucina modenese, e poi perdersi nel banco della frutta dove in primavera si può scegliere tra una grande varietà di cestini ricolmi di ciliegie - anche quello con il cartellino  "coltivate sotto copertura" - da portare a casa. Un trofeo prezioso, magari da regalare agli amici, per gli amanti della frutta gourmet. 


E' solo un esempio - ricordiamo la trasformazione del Mercato delle Erbe di Bologna ormai un sito di tendenza anche per i giovani - di come l'ortofrutta può trovare una vetrina che valorizza  i prodotti. E rendere resistenti luoghi di vendita preziosi  - c'è sempre quel 20% di consumatori che frequenta fruttivendoli e mercati - per il canale dei mercati all'ingrosso.  


Sul tema ricordiamo il Caab - il centro agroalimentare di Bologna - che andrà a gestire e valorizzare i mercati rionali cittadini. Così come Sogemi a Milano per i 15 mercati coperti. Sono presidi dell'ortofrutta dove non si teme anzi si invoca la somministrazione. Modelli ibridi per una comunità urbana che vuole riscoprire la socialità, senza dimenticare i sempre più turisti che affollano le città medie. 

Ortofrutta e somministrazione: la reclamano al mercato di Sanremo

Abbiamo citato dei casi di successo di metamorfosi dei mercati urbani - con effetto positivo anche per quelli all'ingrosso oggi spostati in periferia - ed è una esigenza sempre più richiesta dagli operatori. 

Sul tema una notizia di cronaca dalla Liguria. Dal mercato di Sanremo - il mercato annonario - dove gli operatori chiedono lo sblocco delle licenze per poter fare somministrazione. Insomma come a Barcellona: poter vendere macedonie e centrifugati. Una pratica che permette anche di ridurre gli sprechi. 

Nella cittadina ligure si parla di banchi oggi poco frequentati ma i commercianti sono sicuri che con la somministrazione si possa virare verso lidi economici più dinamici. Se a Bologna e Modena - non parliamo di Barcellona - la politica e la classe dirigente - pensiamo ai mercati all'ingrosso - è stata lungimirante a Sanremo ci è scontrati con la burocrazia. Come si legge in un articolo de La Stampa dove si cita un box che ha dovuto chiudere perché all'operatore è stata vietata la vendita del cibo per cani. 

Ma il problema non è tanto il pet food ma la possibilità di vendere verdure e focaccia, un bicchiere di vino e una spremuta di arancia. Insomma portare all'altare l'attività di vendita tradizionale con la somministrazione.  Potrà apparire radical chic ma è una azione di resistenza ortofrutticola. Nel suo piccolo.

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