E’ sempre meno frequente trovare residui nei prodotti ortofrutticoli made in Italy. E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Agrofarma.
"I nuovi numeri dell’Osservatorio – ha riassunto il presidente di Agrofarma Paolo Tassani – confermano il percorso virtuoso dell’agricoltura italiana volto alla razionalizzazione delle risorse e all’adozione di soluzioni sempre più orientate alla sostenibilità".
Chimica ottimizzata
Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio, il volume di agrofarmaci impiegati nelle attività agricole è diminuito, negli ultimi dieci anni, del 14 per cento. Scende a doppia cifra - meno 20 per cento - anche il volume dei principi attivi impiegati, mentre è sempre più frequente il ricorso a molecole di origine biologica o comunque a a basso rischio (+6,4%).
La maggior parte delle circa 400 sostanze attive impiegate oggi è stata infatti prodotta nell'ultimo decennio, mentre solo l’1% degli agrofarmaci ancora attivi risale a prima del 2000.
Per l'Osservatorio di Agrofarma, dunque, sarebbe in atto da un lato una sempre maggiore ottimizzazione dell'uso di agrofarmaci, dall'altro un processo di sostituzione all'insegna della sostenibilità. Inoltre l'Italia starebbe facendo di più e meglio rispetto agli stati membri: la riduzione nell’utilizzo di agrofarmaci è più consistente rispetto alla media dell'Ue a 27, così come è più consistente il ricorso a sostanze di ultima generazione.
Residui in calo anche nell'ortofrutta
Un quadro che si traduce in migliori performance anche in termini di residui e di sicurezza alimentare. Secondo i dati dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) la percentuale di prodotti agroalimentari italiani in cui non si rilevano residui è pari al 66% (era il 63), così come il 99,5% dei campioni risulta avere residui al di sotto dei limiti di legge. Scende infatti dallo 0,7 allo 0,5% la percentuale dei campioni di prodotti trovati con una percentuale di residui più alta rispetto a quanto stabilito dal quadro normativo.
Quanto all'ortofrutta, i campioni di prodotti con residui sopra i limiti di legge è pari allo 0,7% (0,2% nei cereali). Va però sottolineato come siano più che dimezzati negli ultimi quattro anni (erano l'1,8% nel 2019). La percentuale di campioni con residui non rilevati rimane invece stabile a circa il 50 per cento.
Da un'analisi condotta da Efsa in Italia su 8.405 campioni in totale, di cui 76 di origine estera, risulta che i prodotti italiani abbiano performance migliori rispetto a quelli importati sia per quanto riguarda la percentuale con residui sopra il limite (0,5% vs 2,6%), sia relativamente alla quota con residui non rilevati (66% vs 55,3%).
Il punto sulle superfici e sulle rese di frutta e verdura
Tra le orticole e le frutticole, secondo l'Osservatorio, il nocciolo è in forte crescita in termini di estensione: nell’ultimo triennio (2021-23) ha infatti superato la soglia dei 90mila ettari, il che significa +29% rispetto al periodo 2013-15.
Seguono, in termini di superfici coltivate, l'arancio e il pomodoro da industria, con superfici in leggero decremento (rispettivamente -2% e -1%), ma comunque superiori ai 75mila ettari. In calo drastico il pesco (-21%) e il carciofo in pieno campo (-14%).
Infine il punto sulle rese.
Confrontando la media di quelle registrate nel triennio 2021-23 con quella 2013-15, il trend per il settore ortofrutticolo è positivo (+9,9% per il pomodoro da industria, +8,7% per il mandorlo, +8,3% per la patata comune e +7,1% per le arance), eccezion fatta per il nocciolo (-31,2%), la cui la riduzione si spiega con l'incremento importante delle superfici che non sono ancora in produzione. Rese in decrescita anche per il melo (-9,8%).