«Ci è stato dato un attico nel mondo». Con queste parole, Gianluigi Zaffaroni, presidente del Sindacato Provinciale Dettaglianti Ortofrutticoli di Milano, a latere della conferenza di presentazione di FruttAmami, racconta come il settore ortofrutticolo e i consumi stiano reagendo a un inverno “anomalo” e come sia sempre più necessario valorizzare frutta e verdura made in Italy.
In un momento in cui i consumi rallentano in ogni settore, food compreso, è bene concentrarsi su prodotti di qualità, che diano al consumatore un motivo in più per acquistare frutta e verdura. La notizia positiva è che la filiera produttiva, ma anche la distribuzione, dettaglianti e non, stanno reagendo in maniera egregia a questo cambio di mentalità e stanno puntando sempre più verso prodotti capaci di offrire il meglio.
Ecco perché, nonostante un inverno che ha lasciato esterrefatti un po' tutti, con un caldo anomalo al nord e vigorose gelate al sud, il comparto ortofrutta sembra reggere. Con un po' di ovvia fatica, ma senza scossoni estremamente negativi.
«Sono convinto che entro l'estate la produzione e i consumi arriveranno a un buon livello», sottolinea Zaffaroni. «Ora paghiamo lo scotto di un accavallamento della produzione avuto a causa delle avverse condizioni climatiche che ha costretto a riprogrammare. Ma passato questo periodo, tutto tornerà alla normalità».
Ma la produzione nostrana è davvero capace di soddisfare i bisogni di un consumatore che cambia volto con estrema velocità e che oggi è in gran parte rappresentato anche dai giovani e giovanissimi? Per Zaffaroni, la “fortuna” del comparto arriva anche dai giovani, dai centennial, che, figli di una generazione in cui la frutta non si consumava perché da “sbucciare, tagliare e pulire”, si trovano oggi con prodotti freschi, già pronti per essere consumati.
Cosa che rende più facile avvicinarsi al consumo di albicocche, pere, mele, facendo il bene sia del comparto, ma strizzando l'occhio anche ad un'alimentazione più sana ed equilibrata. «La nuova generazione è sempre più attenta a ciò che mangia, vuoi per il passaparola che si crea tra gli amici, vuoi per la sempre maggiore presenza, anche nei fast food, ad esempio, di macedonie, frullati ed estratti».
Un trend positivo, dunque, quello che si sta avviando negli ultimi anni e che, se rimarrà tale, getterà le basi per una vera e propria rinascita del comparto. Ovvio è che «produzione e distribuzione devono stare al passo. Oggi osserviamo una collaborazione tra vivaisti e produttori. C’è anche una crescente attenzione alle analisi dei bisogni dei clienti, siano essi giovani o meno». Questo, insieme alla innegabile qualità che i prodotti italiani vantano, fa sì che ci sia sempre più risposta alle nuove e ricorrenti esigenze.
Ma si potrebbe fare di più. «Per cultura – sottolinea il presidente – se parliamo di frutta, il popolo italiano è abituato a consumarla solo a fine pasto». Quando la pancia è ormai piena. «Se ci abituassimo a vederla come un antipasto o addirittura parte di ricette che compongono primi e secondi, probabilmente le abitudini cambierebbero ulteriormente e si osserverebbe una ulteriore crescita del comparto». Una provocazione questa, che se raggiungerà il settore della ristorazione potrà dare il via a un vero cambiamento.