04 settembre 2020

Ortofrutta: verso un nuovo linguaggio di filiera

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Il bisogno di cambiamento avvertito dal settore ortofrutticolo e, in generale, dall'agroalimentare non può prescindere dal linguaggio. E a parlare di un nuovo linguaggio della comunicazione, di un inedito alfabeto dell'ortofrutta e della costruzione di un adeguato story-telling del valore dei prodotti ieri al Cibus Forum di Parma sono state chiamate le signore della produzione, dell'industria e del retail. L'occasione era il convegno “Le donne si svegliano prima”, moderato da Cristina Lazzati, direttrice di Mark Up.

L'alfabeto dell'ortofrutta

Alessandra Ravaioli, presidente dell'Associazione nazionale Le donne dell'ortofrutta, ha aperto i lavori illustrando le linee guida del nuovo progetto di comunicazione che parte dalle parole. “Un vero e proprio alfabeto, che va a identificare i valori dei prodotti e dei produttori. Ognuno di noi attribuisce valenze e ruoli differenti all’ortofrutta e, quindi, le parole chiave sono numerose. Se parliamo di prezzo, per esempio, nel nostro alfabeto diciamo Prezzo Giusto, che è quello che garantisce un futuro ai produttori. Se parliamo di distribuzione la chiamiamo Distribuzione Equa, pensando all’equità sociale e ambientale che assume un ruolo sempre più importante anche per la distribuzione moderna. E' venuto il momento – ha concluso Ravaioli – di tenere unita l'intera filiera per una giusta valorizzazione dei prodotti. Ma il peso delle scelte di equità e sostenibilità dovrà essere distribuito e condiviso tra tutti, per portare valore a tutti, comprese le donne”.

Produzione e industria

Insieme a Maria Flora Monini, titolare di Gruppo Monini, e Chiara Rossetto, Ad di Molino Rossetto, c'era Marianna Palella, Ceo e responsabile marketing di Citrus l’Orto italiano che ha sottolineato l'urgenza di “spostare il focus dal prezzo al valore. Quel che serve adesso è una Gdo più coraggiosa, partecipe e lungimirante, capace di assumersi una parte delle rischio, abbracciando nuove sfide. Solo attraverso la sperimentazione, infatti, sarà possibile innovare il settore. Ma fare sostenibilità, innovazione e ricerca ha un costo, per questo è fondamentale dare a tutti la giusta remunerazione, perché solo così si dà a tutti i partecipanti della filiera la possibilità di investire in innovazione”. Per spostare il focus dal prezzo al valore, Citrus ha puntato su tre leve: la selezione dei fornitori (anche grazie alla creazione di una cooperativa che coinvolge e assiste in modo diretto i fornitori); la ricerca del prodotto giusto (da recuperare e valorizzare per le loro peculiarità); la comunicazione, guidata dal marketing sociale.

Il ruolo etico del retail

Per Grazia De Gennaro, head of communication di Maiora-Despar Centro Sud, la valorizzazione deve essere sostenuta dallo story-telling e la gdo è il luogo di incontro di domanda e offerta ma anche dove “può avvenire lo scambio senza dispersioni di valore”. Alessandra Corsi, direttrice marketing e mdd di Conad, ha ricordato come si comunichi il prezzo ma non il valore dei prodotti. Così, “trasparenza e impegno sono alla base delle scelte di valore. Scelte di valore che comunichino le garanzie etiche dei prodotti e avvicinare il valore percepito dei prodotti al valore reale”.

Per Eleonora Graffione, presidente di Consorzio Coralis, il retail ha una missione sociale ed etica, vale a dire il compito di dare al consumatore cibo buono al giusto prezzo, senza dimenticare l'agricoltura. Per questo anche l’agricoltura è un elemento essenziale per comunicare in maniera corretta con i clienti. Graffione ha anche chiesto la costituzione di un tavolo di lavoro che unisca le competenze (e i dati) del ministero delle Politiche agricole e del ministero dello Sviluppo economico per sostenere – con trasparenza – tutta la filiera, compresi retail e industria.

In chiusura, Paolo De Castro, coordinatore S&D Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, ha indicato in educazione e innovazione le due parole chiave su cui ruoterà il futuro dell'agroalimentare: “Siamo contrari alle pagelle ai prodotti – ha concluso, riferendosi alle etichette a semaforo – e a favore di etichette che informino e non condizionino gli acquisti”.

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