13 luglio 2017

Perché Israele sta diventando sempre più vegan friendly?

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Un milione di vegetariani e vegani su sette milioni di abitanti, pari a circa il 13% della popolazione e una quota di mercato complessiva dei prodotti che fanno parte di questo segmento che oscilla tra il 5% e il 7%. “Un dato che fa impressione, anche perché raggiunto in pochi anni, gli ultimi cinque” ci spiega Gabriele Eschenazi, giornalista, profondo conoscitore della cultura e alimentazione vegetariana e vegana, nonché di quella ebraica.

I dati si riferiscono, infatti, a Israele, paese nel quale il numero delle persone che ha sposato questo regime alimentare è salito enormemente e ha dato origine ad un movimento, soprattutto nelle grandi città di Israele, che può contare anche su ristoranti dedicati e attività associative che si ispirano a questa vera e propria filosofia di vita.

Notizia di questi giorni, anche l'apertura a Tel Aviv, all'interno del mercato ortofrutticolo Ha Carmel, del primo supermercato completamente vegan. Si chiama Hagal Hayarok, vale a dire “Onda Verde”. Ne parla il quotidiano economico israeliano Globes che ha intervistato i due ideatori, entrambi vegani.

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Ori Shavit e Gabriele Eschenazi durante l'ultima edizione di The Vegetarian Chance

A proposito di Israele e movimento vegan, durante l'ultima edizione di The Vegetarian Chance, la manifestazione ideata e organizzata proprio da Gabriele Eschenazi a Milano insieme al noto chef stellato vegetariano Pietro Leemann, è stata presente anche un'esponente di spicco di questo movimento, vale a dire Ori Shavit, attivista vegana che oltre a organizzare corsi di cucina e ad essere chiamata, come in questo caso, a tenere conferenze sul tema, dal suo sito Web Vegans on Top propone ricette vegan.

Ma quali sono i motivi di questa rivoluzione?

“Una rivoluzione di questa portata può avere diverse spiegazioni – ci spiega Eschenazi -. La prima e la più evidente è che gli israeliani sono da sempre molto abituati a nutrirsi di frutta e verdura, che hanno prodotto in quantità grazie ad un’agricoltura all’avanguardia. I loro piatti nazionali, hummus e falafel, sono vegani. E a questi se ne potrebbero aggiungere molti altri fatti con soli legumi, cereali e verdure”.

Eppure, la religione ebraica non è vegetariana. “È vero, però i suoi rituali dedicano molto spazio ai prodotti della terra e degli alberi, che hanno persino un capodanno a loro dedicato. Forte è la simbologia di frutti come la mela, la melagrana, il cedro, l’uva, di verdure come il porro o il sedano, dei cereali e dei loro derivati. La concessione di mangiare la carne fu accordata dal Signore dopo il Diluvio accompagnandola da regole molto severe, tra le quali il divieto di far soffrire gli animali e cibarsi del loro sangue. Da qui, da questa tradizione fatta di regole pratiche e morali si intuisce come possa essere radicata in ogni israeliano l’idea che la nutrizione debba sempre essere disciplinata. E cosa c’è oggi di più disciplinato del veganismo, che non per caso in molti paragonano a una religione?”.

Secondo Eschenazi non bisogna poi trascurare l'incredibile successo di un video su Youtube dal titolo “Il miglior discorso che potrai mai sentire” dell’attivista animalista americano Gary Yourofsky, diventato poi virale e visto da almeno un milione di israeliani. “Questo video, promosso dalla comunità vegana israeliana, ha creato nel 2014 dal nulla un’ondata di nuovi adepti all’oscuro sull’origine della carne e delle uova, che avevano mangiato fino a quel momento. Israele è un paese piccolo e il “passaparola”, reale o virtuale che sia, può avere effetti devastanti. La stessa Ori Shavit, ad esempio, ci ha raccontato come a convincerla a diventare vegana sia stato un fidanzato!”

“Infine – conclude Eschenazi – c’è sempre da considerare come Israele sia un paese molto giovane, dove nuove idee e progetti nascono ogni giorno, e dove nel campo della gastronomia tutte le tradizioni e le culture hanno trovato cittadinanza anche violando le regole religiose, che non impegnano i ristoranti più gourmet di Tel Aviv. Forse Hagal Hayarok e il suo progetto non piacerà troppo alle centinaia di migliaia di israeliani ancora molto amanti dei “mangal” (spiedini) cotti all’aperto nei parchi, ma la sua strada è tracciata”.

Il piccolo nuovo supermercato di Tel Aviv, grande 100 metri quadrati e con circa 4000 referenze in vendita, molte delle quali di importazione estera, si ispira a Veganz, la nota catena insegna tedesca completamente vegana e che, a onore del vero, ultimamente ha dovuto rivedere un po' il suo modello di business e distribuzione, come scrivemmo qualche tempo fa. Ma al di là di questo, le ambizioni sono alte, alla luce di quanto sta succedendo in Israele, tanto che l'obiettivo è quello di aprire più punti vendita e puntare sul rapporto qualità-prezzo, una delle cause principali che secondo i due proprietari di Hagal Hayarok ha in passato contribuito a dare una percezione negativa del veganismo.

Foto: Hummus (Pixabay)

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