24 agosto 2020

Pere Abate in pericolo, il rischio è l’alternariosi

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Non c'è pace per la frutticoltura romagnola: più severe e forse nuove forme di alternariosi o “marciume calicino” rischiano di sfiancare la produzione di pere, in particolare quelle della varietà Abate Fetel, coltivata principalmente in Emilia-Romagna. A dirlo è la Confagricoltura regionale, che lancia l'allarme: “È un danno incalcolabile – spiega Albano Bergami, presidente dei frutticoltori – Mai avrei immaginato che malattie fungine ormai note al territorio, per i danni provocati negli anni al nostro patrimonio pericolo, si potessero ripresentare con una tale virulenza e velocità di diffusione“.

Le stime del disastro

Secondo le prime previsioni, saranno fortemente ridimensionate le percentuali di crescita stimate per la varietà Abate in Emilia-Romagna, nel 2020, pari al 107% in più sul 2019, quando i volumi produttivi toccarono il fondo: 106mila tonnellate contro le 247mila dell'anno precedente. Cala così una scure sulla campagna di raccolta in corso nell'areale regionale, preannunciata da una produzione attesa di pere difficilmente raggiungibile e vicino alle 423mila tonnellate rispetto alle 246 tonnellate del 2019 (fonte: Cso Italia).

Il ruolo (essenziale) della difesa

 “La malattia fungina detta “marciume calicino” non è una novità per i nostri produttori e può danneggiare anche altre varietà quali Conference, Decana o Kaiser – sottolinea Bergami – però le molecole essenziali per la difesa da questa fitopatia sono state recentemente bandite dalla Unione europea e quelle ammesse, di ultima generazione ma esclusivamente “monosito”, potrebbero aver generato resistenze attraverso la selezione di nuovi ceppi”.

 “Non bisogna vietare l'utilizzo di molecole indispensabili per la difesa fitosanitaria delle piante senza aver prima individuato soluzioni alternative efficaci –  conclude Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna Chiediamo lo stato di calamità per queste fitopatie che per la prima volta si sono manifestate in modo così aggressivo e che incideranno sul bilancio annuale di migliaia di aziende emiliano-romagnole, già a rischio chiusura per l'aggravarsi della crisi di settore, con inevitabili ricadute economiche e occupazionali per la nostra regione”.

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