Come da tradizione ancestrale, l’anno dispari è quello della raccolta dei pistacchi a Bronte, autentico “oro verde” per questo centro alle pendici dell’Etna. Le operazioni si sono concluse da pochi giorni e Mysnack ha chiesto un primo bilancio a Enrico Cimbali (nella foto), produttore e presidente del Consorzio di Tutela Pistacchio di Bronte DOP.
Dott. Cimbali, come è andata la campagna 2019?
Direi senz’altro bene. E’ stata una di quelle annate che si possono definire “normali”. Rispetto al 2017, ovvero alla precedente campagna di raccolta, in alcune zone abbiamo registrato anche aumenti del 30% di produzione. In altre aree, invece, si è raccolto sostanzialmente come due anni fa e in altre ancora un po’ di meno, soprattutto a causa della grandine caduta lo scorso aprile. In linea generale, quindi, si è trattato di una campagna soddisfacente e positiva.
Può fornire alcuni numeri a riguardo?
E’ ancora un po’ prematuro. Le cifre ufficiali ci saranno solo dopo il 10 novembre prossimo, quando saranno diffusi i dati da parte dell'IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia), che si occupa del controllo produzione dei terreni agricoli e della convalida dei parametri per il DOP. Se invece prendiamo in considerazione la raccolta del 2017, essa si attestò sulle 1.200 tonnellate di prodotto.
Come è l’andamento dei prezzi?
La partenza, quest’anno, è stata promettente: siamo sui 15 euro al chilo in guscio, rispetto ai 13 – 13,5 euro al chilo di due anni fa. Non penso che, in prospettiva, le quotazioni saliranno più di tanto rispetto ad ora, ma siamo abbastanza soddisfatti.
Secondo lei a cosa è dovuto questo aumento di prezzo?
C’è una maggiore richiesta, anche da parte dei mercati esteri (non dimentichiamo che il Pistacchio Verde di Bronte DOP è commercializzato in tutto il mondo), di prodotto certificato DOP. In passato i buyer esteri chiedevano soprattutto il biologico, mentre ora hanno compreso il valore del DOP.
E’ difficile fare biologico sul pistacchio?
Personalmente, la mia produzione è biologica da oltre 15 anni, ma senz’altro richiede molto lavoro in più, perché appunto non puoi utilizzare alcuna sostanza diserbante o antiparassitari. Occorre quindi investirci molto più tempo e risorse.
Su diversi media nazionali e perfino internazionali, quest’anno è apparsa la notizia che non si trovava manodopera per la raccolta del pistacchio di Bronte. Lo conferma?
Bisogna fare alcune precisazioni in merito. Non è assolutamente vero che a Bronte non vuole lavorare nessuno. Anzi: quando c’è la campagna del pistacchio, ogni due anni, si mobilità l’intera città, anche perché sono in tanti qui ad avere almeno un piccolo pistacchieto. La manodopera spacializzata, quella del posto per intenderci, è quindi impegnata spesso nel proprio pistacchieto. Ci sono state difficoltà invece, questo è vero, a reperire manodopera non specializzata dall’esterno. Ma ciò accade non solo per i pistacchi, ma anche per altre colture. Ecco, questo è un problema, che è senz’altro da non sottovalutare.
Oggi quanti sono gli ettari certificati Pistacchio Verde di Bronte DOP?
Attualmente sono circa 3.000 ettari. Rispetto a due anni fa, abbiamo avuto ultimamente anche diversi altri produttori che si sono associati al Consorzio. Oggi siamo a 430 iscritti.
In passato ci sono stati problemi anche con pistacchi che venivano spacciati per Bronte e invece non lo erano. Come state affrontando questo aspetto?
Il sistema dei controlli è stato incrementato e sta producendo i suoi frutti. Se non c’è scritto sul prodotto che si acquista “Pistacchio Verde di Bronte DOP” e non c’è il numero di autorizzazione, ciò che si ha in mano non è Pistacchio Verde di Bronte DOP.
Il Pistacchio Verde di Bronte DOP, tra l’altro, quest’anno festeggia un importante anniversario.
Esattamente. Sono infatti i 10 anni dall’ottenimento della DOP, che abbiamo avuto nel 2009. Sono fiducioso che questa sia la strada giusta: io credo nelle DOP e nel valore che esse possono produrre.
Cosa è che rende unico al mondo il vostro pistacchio?
Senza dubbio è l’Etna. Il terreno lavico sul quale crescono i nostri pistacchi, li rendono unici. Tra l’altro, senza alcun problema di aflatossine o di altre sostanze, che devono invece affrontare i pistacchi provenienti dall’estero.