Le imprese ortofrutticole italiane hanno saputo adottare le nuove procedure legate all'emergenza coronavirus e continuato a rifornire puntualmente, tra mille difficoltà, la distribuzione. Ma ora c'è un “ma”.
“In questa situazione critica la richiesta della Gdo di aumentare il prodotto confezionato ci crea non poche difficoltà – spiega Attilio Pagni, titolare della Alimentari Ortofrutticoli ABC e coordinatore del comitato importatori di Fruitimprese -. Intanto, oggi è impossibile aumentare le linee di produzione e il personale, soprattutto all’interno delle zone di lavorazione. Sia perché le linee di produzione non possono essere ampliate, sia perché è impensabile assumere personale. Già ora lavoriamo al rallenty per garantire tutte le misure igienico-sanitarie per la sicurezza dei lavoratori”.
Insomma, assecondare le richieste della Gdo in questo momento significherebbe rivoluzionare sistemi e ambienti di lavoro. “Ovviamente mi riferisco solo della I gamma – aggiunge Pagni- Vorrei solo ricordare a titolo di esempio che in Francia è stata autorizzata la vendita di ortofrutta bio sfusa proprio per agevolare il lavoro nelle aziende di confezionamento”.
In più, se le richieste della Gdo sono comprensibili – in quanto permetterebbero di razionalizzare e velocizzare gli acquisti all’interno dei punti di vendita – il prodotto sfuso continua ad avere vantaggi sostanziali. “Lo sfuso lungo la sua filiera ha economie di scala importanti – dice Pagni – e vantaggi operativi nei magazzini (viene toccato meno volte) ed economici. I costi del confezionato infatti sono del 30-40% maggiori rispetto allo sfuso. Quindi alla fine il confezionato rappresenta uno svantaggio per il consumatore. Va poi ribadito che lo sfuso, oltre a costare di meno, garantisce gli stessi standard di qualità, salubrità e le stesse tutele dal punto di vista igienico-sanitario per il consumatore”.
“In questa terribile emergenza il settore ortofrutticolo sta dimostrando di rispondere con uno sforzo straordinario alle necessità di approvvigionare il Paese e non fare mancare prodotti di larghissimo consumo alle famiglie con le massime garanzie di qualità e quantità. Una reazione e un coordinamento davvero eccezionali da parte di un comparto non sempre adeguatamente considerato per il suo valore e la sua importanza. Forse – conclude Pagni – è proprio in occasioni come questa che ci si rende conto del servizio prezioso che le nostre imprese rendono alla collettività”.