“Se i sommelier del vino si sentono indispettiti dall’abuso di questa parola posso capirli. È un termine altisonante, che rende bene l’idea dell’attività che svolge un degustatore al grande pubblico, ma nel nostro caso, in effetti, non è corretto. Noi ci siamo, infatti, sempre definiti assaggiatori” dice Cesare Gallesio, tecnico ortofrutticolo che ricopre la carica di segretario di ONAfrut, vale a dire dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Frutta.
Nata ufficialmente nel 2002 a Saluzzo, con l’avvallo della Coldiretti locale, ha sino ad ora formato circa mille persone un po’ in tutta Italia. Un panel eterogeneo si riunisce quasi settimanalmente e con un metodo codificato, studiato insieme all’Università di Torino, compila schede analizzando vari parametri dei prodotti ortofrutticoli: acidità e dolcezza, prima di tutto, ma anche molti altri, a partire dalla croccantezza. Vengono organizzati corsi di tre livelli, attraverso i quali si diventa Assaggiatori, Esperto Assaggiatore e, infine, Maestro Assaggiatore. Collaborano con altre sei realtà del mondo della degustazione che si occupano di altri alimenti (miele, grappa, vino, aceto balsamico tradizionale di Modena, salumi e formaggi) per trovare sinergie, abbinamenti e scambio culturale.
Sergio Marini, presidente di Coldiretti, aveva recentemente citato anche i “sommelier della frutta” tra le nuove attività in grado di fornire lavoro nel settore agroalimentare. Ma dove vengono chiamati ad operare, esattamente, gli assaggiatori formati da ONAfrut? “Siamo stati precursori nella sensibilizzazione dei bambini al consumo di frutta e verdura svolgendo formazione nelle scuole. Abbiamo collaborato con una nostra rubrica con una rivista del Gruppo Sole24Ore di nome Ortofrutta Italiana, veniamo chiamati da centri di ricerca e università per testare nuove varietà”.
E nella gdo? “È capitato e capita, formando i dipendenti, ma organizzando corsi anche per i consumatori. Ed è un’attività anche molto gratificante visto il grande numero di domande che ci vengono riposte dai clienti, segno dell’interesse e del bisogno di conoscenza”.
Come reputa il livello di conoscenza dei fruttivendoli oggi? “Rispetto a 10 anni fa è migliorato tantissimo, soprattutto da parte di quelli specializzati. C’è una maggiore ricerca di qualità, ma c’è ancora molto da fare”.