E' stato pesante – e continua a esserlo – l'impatto della pandemia sui trasporti marittimi. E sono almeno tre i problemi: il primo, che tra l'altro sembrava oramai scongiurato, riguarda la comunicazione delle partenze cancellate, che è ritornato a crescere. Il secondo interessa i porti che stanno lavorando a singhiozzo, perché il personale è infetto, in quarantena, oppure impaurito: le merci restano ferme, in attesa di tempi migliori. Infine, il problema del confinamento degli operatori marittimi a bordo delle navi, un fenomeno in cui sono coinvolti anche gli italiani.
Contrordine, non si parte
Sembrava un problema risolto, e invece no: dopo una breve tregua, il trend dei blank sailing di linee marittime annunciati dai vettori è tornato a crescere. Tradotto, significa che sono cancellate le partenze, e senza grossi preavvisi: le ricadute sul trasporto merci sono evidenti. Per dare il polso della situazione, basti pensare che solo lunedì scorso sono state cancellate partenze per più di 520mila teu (twenty-foot equivalent unit, ossia è la misura standard di volume nel trasporto dei container Iso, che corrisponde a circa 38 metri cubi d'ingombro totale): si tratta di un incremento del 15% dei blank sailing rispetto alla settimana precedente. Secondo l’ultimo report Sunday Spotlight di Sea-Intelligence, la capacità totale di blank sailing indotti dalla pandemia si avvicina ai 4 milioni di Teu.
A Cape Town si lavora a singhiozzo
Causa pandemia, il porto di Cape Town (Sudafrica) funziona a circa il 20% della sua capacità, con una media di 10-12 navi attraccate al largo in attesa di entrare in porto. I disagi, inutile quasi sottolinearlo, sono enormi: gli operatori denunciano mancata comunicazione da parte delle autorità portuali, tempi di sosta di più di una settimana, difficoltà di cambiare destinazione per dirottare la merce su un altro porto maggiormente operativo. Questo stallo è causato da vari casi di Covid-19 registrati tra i lavoratori: molti sono quindi in quarantena altri, per paura, non vanno a lavorare, riducendo così la manodopera e il servizio portuale ai minimi termini. Ma non è questo l'unico problema che riguarda il personale marittimo.
I marittimi confinati
C’è infatti da considerare anche il confinamento dei marittimi a bordo delle navi: secondo l’International labour organization (Ilo) si tratta di un problema che riguarda almeno 150mila persone in tutto il mondo. E pertanto, già ad aprile, l’organizzazione aveva chiesto ai governi e alle autorità sanitarie e marittime di trovare una soluzione. Soluzione che non è stata trovata, tanto che la situazione si è aggravata. Il problema è la sospensione dei cambi d’equipaggio sulle navi: i marittimi in servizio all'inizio dall’emergenza sono di fatto imprigionati, fino a tempo indeterminato. L'Ilo denuncia numerosi casi di esaurimento fisico e mentale a bordo – il che potrebbe avere anche ricadute sulla sicurezza dei trasporti – e numerosi casi di lavoratori senza reddito, perché rimasti a terra. Il problema riguarda anche l'Italia: l’associazione degli armatori Confitarma ha segnalato oltre tremila marittimi italiani in 400 navi che non riescono a sbarcare, altrettanti lavoratori bloccati a terra senza poter dare loro il cambio.