A pochi giorni dall'insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, pesa l'incognita dei provvedimenti che il neopresidente potrebbe prendere in termini di scambi commerciali e di logistica globale.
Sebbene, soprattutto per quanto riguarda l'Europa, non ci siano ancora conferme (e nemmeno smentite), circa l'imposizione di dazi doganali, alcuni studi stanno ipotizzando le possibili ricadute sull'economia del Vecchio Continente e dell'Italia. Lo scenario non è confortante, ma secondo Federagenti per l'Italia potrebbero esserci anche interessanti opportunità.
Federagenti: "Per l’Italia un’occasione unica"
“Canale di Panama, Groenlandia, Golfo del Messico o Golfo dell’America: le prime esternazioni di Donald Trump vanno tutte verso una sola direzione. Se l’America punta a diventare great again, solo il mare è la chiave per scardinare vecchi equilibri e un assetto geopolitico frutto di sedimentazioni e di disattenzione cronica, e non di vere scelte”.
E' l'analisi di Paolo Pessina, presidente di Federagenti, che prosegue: “Per anni l’Occidente ha inseguito una miriade di falsi obiettivi, perdendo di vista la sua risorsa primaria, il mare. Ciò è valso per gli Stati Uniti, che si sono richiusi a riccio su loro stessi, ma soprattutto per l’Europa che vanta i più grandi gruppi armatoriali del mondo, ma che è stata incapace di capire che il suo sviluppo, il suo successo, la sua prosperità , transitava attraverso uno sforzo massiccio e costante sul mare e sui traffici marittimi”.
“Le esternazioni di Trump – argomenta Pessina – facilmente liquidate come eccessi di fanatismo, hanno fatto riscoprire al mondo quali rischio significhi consegnare le vie d’acqua a singole potenze. È per questi motivi che l’Italia ha davanti una occasione straordinaria che non può perdere, ma che può essere vinta solo facendo in fretta, cambiando passo, nei settori chiave della portualità, delle infrastrutture, della logistica e specialmente della burocrazia”.
Dazi sì, dazi no: le conseguenze per l'Italia
In ogni caso, se l’Italia dovesse essere compresa tra i Paesi che subiranno i dazi, sono innegabili le conseguenze per l'economia del Paese, che a livello europeo è il secondo, dopo la tedesca, a esportare negli Stati Uniti. A dirlo è una ricerca di Confartigianato, secondo la quale le esportazioni italiane negli Usa hanno raggiunto nel 2024 i 66,4 miliardi, pari al 10,7% del totale nazionale.
In particolare, aumenti consistenti dell’export si sono registrati per i prodotti alimentari (+24,1%). E proprio su questi, nel primo mandato del 20218, Trump aveva introdotto tariffe aggiuntive su molte eccellenze agroalimentari, tra cui vino, olio, pasta, formaggi, oltre ad acciaio e alluminio.
Sempre secondo lo studio di Confartigianato, nel 2024 la Lombardia guida la classifica delle esportazioni verso gli Usa con 13,5 miliardi; seguono Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte. In particolare, Toscana ed Emilia Romagna mostrano una forte esposizione, rispettivamente con il 9,6% e il 7,1% del loro valore aggiunto destinato al mercato statunitense. Nonostante il calo complessivo dell’export manifatturiero verso gli Usa (-1,5% nei primi nove mesi del 2024), alcune regioni come Lazio e Toscana hanno registrato crescite significative, rispettivamente del 40,5 e del 18,5 per cento.
In questo scenario, secondo le stime del National Board of Trade Sweden, un aumento dei dazi statunitensi tra il 10 e il 20% potrebbe causare una contrazione dell’export italiano verso gli Usa rispettivamente del 4,3 e del 16,8 per cento.
La riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti avrebbe anche conseguenze negative nel trasporto marittimo di container e in quello aereo. I porti più interessati alle rotte verso gli Stati Uniti sono quelli tirrenici, in primis Genova, che ha collegamenti diretti verso New York, Norfolk e Savannah. Gli altri scali interessati sono La Spezia, Livorno, Napoli, Salerno e Gioia Tauro.